Un uomo anziano, affaticato, che parla a fatica e si muove con altrettanta difficoltà. Ma un uomo tenace, che dalla sua cattedra di sofferenza sta insegnando alla Chiesa che la debolezza è una via evangelica. A mezzogiorno di domenica 23 marzo quell’uomo, Papa Francesco, si è affacciato al balcone della sua camera al policlinico “Gemelli” di Roma, la stessa stanza d’ospedale che – ed è la grande novità – sempre domenica lascerà per fare ritorno in Vaticano dopo ben 38 giorni di degenza.

Il Papa torna in Vaticano
L’annuncio delle dimissioni ospedaliere di Papa Francesco è giunto nella serata di sabato 22 marzo nel corso di una conferenza stampa svolta al “Gemelli”. Il Papa sarà dimesso ma con la prescrizione di una convalescenza di due mesi, nei quali – affermano i medici – «sconsigliamo di incontrare gruppi e di riprendere la normale attività lavorativa». I sanitari hanno spiegato che le dimissioni ospedaliere del Santo Padre sono rese possibili da un «quadro clinico stazionario da ormai due settimane». Il Papa non è più soggetto a ossigenoterapia notturna.
Papa Francesco rientrerà dunque in Vaticano, a Santa Marta, e proseguirà «ancora per molto tempo» la terapia farmacologica. I medici hanno affermato che durante la lunga degenza al “Gemelli” il Papa ha sofferto in particolare «due episodi critici, per i quali è stato in pericolo di vita».
Il saluto dal balcone del “Gemelli”
Era stato annunciato e si è affacciato. Una grande folla ha atteso la benedizione di Papa Francesco dal balcone del policlinico romano in cui ha trascorso ben 38 giorni, il tempo più lungo mai trascorso da Francesco lontano dal Vaticano. E il Papa è affacciato, in sedia a rotelle, benedicendo e alzando il pollice in segno di “OK”. Pochi secondi al microfono, in cui con voce affaticata il Santo Padre ha ringraziato i presenti «e quella signora con i fiori gialli – ha affermato, rivolgendosi a una donna – che brava!».
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In questo lungo tempo di ricovero, ho avuto modo di sperimentare la pazienza del Signore, che vedo anche riflessa nella premura instancabile dei medici e degli operatori sanitari, così come nelle attenzioni e nelle speranze dei familiari degli ammalati. pic.twitter.com/QMqhi7Yi1o— L’Osservatore Romano (@oss_romano) March 23, 2025
Nella conferenza stampa di sabato i medici avevano spiegato che «Uno dei primi effetti della polmonite bilaterale è la perdita della voce, perché oltre all’infezione polmonare si affaticano i muscoli respiratori». Sarà necessario quindi proseguire la riabilitazione anche dal punto di vista muscolare-respiratorio.

All’Angelus: «Si riprenda il dialogo per Gaza. Tacciano le armi»
Nel testo dell’Angelus consegnato domenica 23 marzo, Papa Francesco ha chiesto «un cessate il fuoco definitivo» per la Striscia di Gaza. «Mi ha addolorato la ripresa di pesanti bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza, con tanti morti e feriti», ha scritto. «Chiedo che tacciano subito le armi; e si abbia il coraggio di riprendere il dialogo, perché siano liberati tutti gli ostaggi e si arrivi a un cessate il fuoco definitivo».
Nello stesso testo, il Papa si è anche detto «lieto che l’Armenia e l’Azerbaigian abbiano concordato il testo definitivo dell’Accordo di pace. Auspico che esso sia firmato quanto prima e possa così contribuire a stabilire una pace duratura nel Caucaso meridionale».
E ha concluso rivolgendosi ai fedeli di tutto il mondo: «Con tanta pazienza e perseveranza state continuando a pregare per me: vi ringrazio tanto!»
Giovanni Lesa