Un pomeriggio di preghiera e meditazione, Riconciliazione e pellegrinaggio. Tutto questo è stato vissuto domenica 6 aprile da alcune centinaia di operatori della liturgia attivi delle Parrocchie dell’Arcidiocesi di Udine, per un ritiro che, oltre alle fragranze della primavera, portava in sé il profumo del Giubileo. Il ritrovo, per tutti loro, al Battistero del Duomo di Udine, per ricordare con gratitudine la sorgente non soltanto del loro impegno in Parrocchia, ma della fede di ciascuno e ciascuna di loro. Una breve processione, per un simbolico pellegrinaggio, si è poi snodata dal battistero al portale della Cattedrale, da cui i presenti – con in testa l’arcivescovo mons. Riccardo Lamba – si sono introdotti in Duomo giungendo fino al crocifisso ligneo e al contempo dorato, venerato al canto dei salmi. «Rallegrati Gerusalemme, accogli i tuoi figli nelle tue mura», hanno intonato i pellegrini, guidati da mons. Loris Della Pietra e don Christian Marchica dell’Ufficio liturgico diocesano.

L’Arcivescovo: «Gesù non fugge dalle responsabilità»
Commentando il brano dell’Antico Testamento in cui il profeta Elia, in fuga, chiede al Signore la morte, mons. Riccardo Lamba ha offerto ai presenti un parallelo con gli ultimi attimi della vicenda terrena di Cristo. «Dopo l’ultima cena, salito nell’orto degli ulivi – ha spiegato mons. Lamba – Gesù non fugge, ma vive un momento ugualmente drammatico. A differenza di Elia e dei suoi stessi discepoli, Gesù non si corica e non si addormenta, ma si mette a pregare. Davanti alla prospettiva della morte, Elia e i discepoli di Gesù vogliono nascondersi, non guardare la realtà. Avevano la tentazione di fuggire dalla responsabilità, di non affrontare la volontà di Dio in quel momento. Gesù invece non fugge dalla sua responsabilità; ciò che contempliamo in lui è una fiducia piena e totale nel Padre, pur nella tentazione di chiedere che Dio “allontani da lui quel calice amaro”».

«Non nascondiamo la fragilità, confidiamo in Dio»
«In questo momento di tentazione di Cristo – ha proseguito l’Arcivescovo – possiamo trovare le angosce degli uomini e delle donne di tutti i tempi, noi compresi. C’è la nostra paura di fare la volontà del Padre, ma c’è anche il desiderio di fare la sua volontà. Se anche Gesù ha dimostrato fragilità, non abbiamo paura a nascondere la nostra debolezza: è in questa fragilità che emerge la potenza di Dio, perché è consegnando tutto sé stesso al Padre che Gesù riavrà la vita».

Operatori della liturgia, una prospettiva di eternità
Concludendo la sua meditazione, prima di aprire il tempo dell’adorazione eucaristica, mons. Lamba ha voluto rivolgere un ultimo pensiero ai presenti. «Anche noi, pregando, possiamo vivere la stessa esperienza di Gesù. Che cosa ci nutre perché ciò possa avvenire? L’Eucaristia, che lui ci ha donato come “cibo di vita eterna”; la sua Parola, “di vita eterna”; il suo esempio che è via per poter giungere alla vita eterna. È questa la nostra speranza: non ne abbiamo altre. Gli amici, i familiari, possono donarci parole di consolazione ma la vera speranza nella prova giunge da Gesù».
G.L.