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L'editoriale

Rallentare la denatalità

Nel marzo scorso, come ogni anno, l’Istat ha pubblicato i dati del bilancio demografico. I numeri del 2024 confermano, nella sostanza, il previsto andamento della popolazione italiana e regionale. Il numero di abitanti continua nel suo percorso discendente, che riguardo all’Italia prosegue pressoché ininterrotto da 10 anni, attestandolo oggi a poco meno di 59 milioni. Così è anche per il Friuli-Venezia Giulia, dopo il piccolo segnale di ripresa relativo al bilancio dell’anno 2023 (+368 abitanti), la popolazione al 1° gennaio si attesta a 1.194.095 residenti (–521).

Allo stesso modo, la compagine demografica invecchia sempre più, così come diminuisce costantemente il numero dei nati. Questi due aspetti, che si protraggono da almeno due decenni, erano comunque stati previsti e non rappresentano, pertanto, un aspetto di novità. Il punto positivo dell’ultimo aggiornamento Istat è dato dal fatto che la speranza di vita è cresciuta e ha superato i livelli pre-Covid. Oggi in Italia una donna può sperare di vivere fino a 85,5 anni e un uomo raggiungere gli 81,4. La nostra regione presenta dati superiori, rispettivamente 86,0 e 81,6, anche se sono al di sotto delle altre regioni del nordest.

Anche riguardo alle migrazioni, sebbene il fenomeno sia più incerto da prevedere, i dati non si discostano da quanto si poteva ragionevolmente ritenere riguardo agli ingressi, mentre le uscite hanno conosciuto un forte incremento, soprattutto a livello nazionale.

Se fino a qualche anno fa il bilancio migratorio, largamente positivo, era più che sufficiente a contrastare il deficit di abitanti frutto del maggior numero dei decessi rispetto alle nascite, oggi non è più così, sia per l’Italia che per la nostra regione. Il Friuli Venezia Giulia, tuttavia, risulta avvantaggiato rispetto ad altre aree del paese, in quanto, il bilancio migratorio è positivo sia con l’estero che con le altre regioni italiane. Sebbene il quadro complessivo dei flussi migratori permetta al Friuli Venezia Giulia di rallentare la decrescita della sua popolazione, questo non rende meno grave la costante emorragia di giovani con alto titolo di studio che scelgono di trasferirsi all’estero. Nel complesso, comunque, i dati Istat prefigurano per il prossimo futuro una diminuzione della popolazione che, tutto lascia pensare, sarà più rapida di quanto previsto.

Un elemento che viene spesso trascurato, quando si analizzano le tendenze demografiche del nostro paese, ma che è messo in evidenza nel rapporto Istat di presentazione di questi nuovi dati, è quello delle acquisizioni di cittadinanza italiana da parte di cittadini stranieri. Aspetto numericamente trascurabile fino a qualche anno fa, le acquisizioni di cittadinanza sono in costante aumento, e solo l’anno passato sono state più di 200 mila in Italia e 5.372 nella nostra regione.

Un elemento non ovvio che emerge da questi dati è l’ulteriore abbassamento della fecondità, ovvero il numero medio di figli per donna. L’anno 2024, infatti, non rappresenta solo il minimo dei nati nel paese, ma anche il valore più basso in assoluto del numero di figli per donna: 1,18 contro il “record” precedente di 1,19 registrato nel 1995. 1,19 è anche il numero medio di figli per donna nella nostra regione nell’anno appena trascorso, un filo appena al di sopra del dato nazionale. A fronte di questi numeri, non molto dissimili da quelli degli ultimi anni, da più parti si reclama un intervento della politica per frenare questa tendenza. Le richieste non sono rimaste inascoltate: sia a livello nazionale che regionale non sono mancati interventi per contrastare il declino della fecondità. I numeri certificano, al momento, l’inefficacia di queste misure a fermare il fenomeno, anche se, ma questo sarà oggetto di valutazione da parte dei demografi, possono certo aver contribuito a rallentarlo.

Alessio Fornasin
Demografo (Università di Udine)

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