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Chiesa

Verso Pasqua. P. Cavedon: «L’iniquità del mondo non ci freni. Il male si può vincere»

«Il male esiste, ma noi abbiamo la possibilità di vincerlo. Per farlo, non dobbiamo ritrarci, al contrario, dobbiamo partecipare con passione al movimento della speranza». A ricordarlo, nell’anno del giubileo della Speranza, è padre Cristiano Cavedon, frate dei Servi di Maria, già priore del Santuario della Beata Vergine delle Grazie di Udine e ora collaboratore dell’Arcidiocesi in particolare nella Pastorale universitaria. Radio Spazio e la Vita Cattolica (ed. 16, 16 aprile 2025) lo hanno interpellato, a pochi giorni dalla Santa Pasqua. Qui un estratto dell’intervista.

79 anni, per nove il religioso ha prestato servizio a Udine (dal 2003 al 2012) e ora fa la spola tra la diocesi di Padova e la nostra, dove torna volentieri anche per l’amicizia che lo lega all’arcivescovo mons. Riccardo Lamba con il quale ha condiviso alcuni anni di servizio all’Università Cattolica a Roma.

Padre Cavedon, come vivere la speranza pasquale in un mondo in cui la cronaca ci sbatte in faccia tutti i giorni crisi, guerre e distruzione?
«Non dimentichiamo che la Pasqua di Cristo si inserisce sempre dentro il mistero dell’iniquità. Non è isolata dal male. E quello stesso male Gesù Cristo lo ha combattuto e vinto con la risurrezione. Spetta ora a noi vincere il male come l’ha vinto Gesù Cristo. Ma ricordiamoci anche che la morte di Gesù Cristo non è solo per i giusti, non ci dice solo che c’è bisogno di un mondo più bello, più giusto, più vero. La sua morte è anche per gli ingiusti, per gli empi: è anche per Pilato, per Giuda, per Caifa, per i soldati che Gesù l’hanno ucciso… Chiediamoci, allora, da che parte stiamo noi».

La Risurrezione è una prospettiva per tutti?
«La Risurrezione è continua, non è solo un fatto dei duemila anni fa. Avviene costantemente. Per questo noi cristiani dobbiamo chiederci su che cosa dobbiamo lavorare. Cosa dobbiamo cercare? Che cosa libera dal male? Se non pensiamo che il male vada vinto, allora saremo anche noi dentro al mistero dell’iniquità e non riusciremo ad uscirne».

Ma come vincerla l’iniquità?
«La Chiesa ci dà delle indicazioni. Il primo passo è quello di uscire dall’egoismo e dall’individualismo. Pensare di salvare se stessi in realtà non salva nessuno. Il secondo passo è uscire dall’indifferenza. Se scoppia una guerra che non riguarda il nostro Paese siamo tranquilli? L’indifferenza è complicità in questo caso».

Gli altri passi?
«Dobbiamo stare attenti all’apatia, a non vivere le cose senza passione, senza condivisione, senza partecipare a quel movimento di speranza e di libertà che, al contrario, spetta a noi per primi alimentare. Ancora, attenzione al potere: guai a noi se usiamo il potere in maniera sbagliata, guai a noi se non diciamo la verità a chi gestisce il potere. In queste cose bisogna essere molto chiari, molto decisi, perché il male ha tante forme e rischiamo di viverlo dentro di noi, confondendolo con il bene. La Pasqua ci ricorda che abbiamo sempre margine per convertirci».

Valentina Pagani e Valentina Zanella

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