Abbonati subito per rimanere sempre aggiornato sulle ultime notizie
Chiesa

L’8 per mille? È comunione, corresponsabilità e partecipazione dei fedeli

Aprile è il mese in cui molti italiani si avvicinano a espletare uno degli impegni di cittadinanza: la dichiarazione dei redditi e la scelta della destinazione dell’8xmille. Questa opzione nasce dopo che, dal 1987, non è più lo Stato Italiano a sostenere economicamente i sacerdoti, siano essi presenti sul territorio locale o in missione. In particolare, è dal 1990 che ogni contribuente, ogni cittadino (e in particolare i lettori di questo settimanale) può decidere tramite una firma semplice e gratuita a chi destinare la quota dell’8xmille. Si tratta di una scelta di grande corresponsabilità perché, al di là degli slogan, permette realmente di trasformare quella firma in migliaia di gesti d’amore concreti.

Il sostegno economico alla Chiesa non è un tema di economia, come si potrebbe pensare, ma è (molto di più) un sistema portatore di valori. Gli stessi che contraddistinguono ogni persona e manifestano il suo mondo interiore, traducendosi concretamente anche in piccole scelte come quella fiscale. Per questo motivo, valori quali comunione, corresponsabilità e partecipazione dei fedeli sono intimamente uniti alla scelta dell’8xmille a favore della Chiesa cattolica.

Spesso si pensa erroneamente che la Chiesa sia ricca; è un falso mito e lo testimoniano le difficoltà economiche di diverse Parrocchie e non soltanto. La ricchezza della Chiesa è sì artistica e culturale, ma soprattutto spirituale e pastorale: l’accoglienza dei bisognosi, di persone fragili, emarginate, sole, senza occupazione o dimora. Una ricchezza che, con l’apertura che contraddistingue la carità, si rivolge sia a chi cerca Dio con tutto il cuore, sia a chi “ha smesso” o non l’ha mai cercato. La salvezza delle anime passa dalla carità donata a tutti: questo è il vero patrimonio. Un’opera continua che, come si può intuire, non può essere perseguita senza un concreto supporto che è anche (lo sottolineiamo: anche) economico.

Il tema, quindi è quello della corresponsabilità, una parola grande e “alta”. È fare insieme ciò a cui è chiamato il popolo santo di Dio, ognuno per la sua parte, con un’incredibile passione e perseveranza che vengono dallo Spirito Santo, mettendo al centro non l’“io” ma il “noi”. È con la forza del “noi” incondizionato che i fedeli si riconoscono in una comunità e in una società. «Ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l’avete fatto a me», ricorda l’evangelista Matteo. È con questo spirito di “sporcarsi le mani” ed essere parte attiva che è possibile supportare le esigenze per il culto e la pastorale. Per limitarsi alla sola carità, alcuni esempi sono sotto i nostri occhi: la mensa diocesana di via Ronchi a Udine, l’asilo notturno di via Pracchiuso, i 12 centri di ascolto del territorio diocesano, lo sportello in carcere a Udine e molto altro.

Uno degli errori più grandi è di pensare che “tanto c’è già chi lo fa”. In realtà quel “chi lo fa” non può prescindere da ciascuno uomo e donna di buona volontà che si mette attivamente a servizio. Non si tratta di mero assistenzialismo, ma di attenzione, cura, ascolto e accompagnamento. Chi non potesse o non la sentisse di dedicare tempo e competenze può fornire un altro tipo di servizio che è quello della firma a favore della Chiesa Cattolica.

Il bene genera bene. Nelle prossime settimane sarà attiva una pagina sul sito diocesano con una particolare sezione «Storie di bene» che proverà a raccontare in punta di piedi il bene del territorio diocesano possibile anche grazie a firme come la tua.

don Fabio Filiputti,
incaricato del Servizio diocesano per la promozione del sostegno economico alla Chiesa Cattolica

Elena Geremia,
segretaria

Articoli correlati