«Pietro fu mosso dallo Spirito per essere testimone del momento centrale della sua vita. Papa Francesco ha continuato a essere eco di quel Pietro che annunziava Gesù di Nazareth». Così mons. Riccardo Lamba ha ricordato Papa Francesco nell’omelia della Santa Messa celebrata nella sera del giorno iniziato con la festa della Pasqua e proseguito con la notizia che, quella Pasqua, l’aveva vissuta in prima persona il Santo Padre. Alle 19 di lunedì 21 aprile, in una Pasquetta surreale, la Cattedrale di Udine era gremita di fedeli per pregare per il Papa assieme al Vescovo. Accanto a mons. Lamba, il vicario urbano mons. Luciano Nobile e il canonico mons. Sandro Piussi. A quest’ultimo, per la prima volta, è toccato recitare la preghiera eucaristica omettendo il nome del Pontefice, come vogliono le indicazioni liturgiche.
Assieme a loro, diversi sacerdoti erano presenti a concelebrare con l’Arcivescovo. Tra i presenti anche gli assessori Andrea Zini e Gea Arcella in rappresentanza dell’amministrazione comunale di Udine. Con loro il consigliere comunale Alessandro Vigna, delegato per i rapporti con le comunità religiose.
L’Arcivescovo: «Francesco ci invita a essere missionari laddove ci troviamo»
Come di consueto, mons. Lamba nella sua omelia si è strettamente attenuto al commento delle letture. Non mancando, tuttavia, la ricerca di un legame biblico con la vicenda umana di Papa Francesco. «Nel Vangelo di oggi – ha detto l’Arcivescovo – le donne che si recano al sepolcro, vedendo la tomba vuota, sono prese da “timore e gioia grande”. È un’alternanza: da una parte la gioia, nello stesso tempo il timore per il possibile furto del corpo di Cristo. Erano combattute quando, di fatto, Gesù stesso prese l’iniziativa andando loro incontro: “Salute a voi!”. Anche in questo c’è un messaggio che Papa Francesco ci ha lasciato: combattuti tra timore e gioia, complessità e modernità, Papa Francesco ci ha incoraggiati a essere missionari là dove ci troviamo. Nelle famiglie, nei luoghi di lavoro, nelle scuole, negli ambienti di svago. Dovunque serve il coraggio di annunciare il Vangelo prima di tutto con la vita. Poi – come diceva San Francesco, di cui il Papa ha voluto prendere il nome – “anche con le Parole”. La forza non ci viene da noi stessi, ma dallo Spirito Santo: è lui che ci dà la certezza che Cristo è risorto, assieme alla speranza di incontrarlo nella vita eterna».
«Raccogliamo la testimonianza del Papa per essere testimoni»
«Raccogliamo la testimonianza che ci viene dalle donne e da Pietro – ha concluso l’Arcivescovo -, oltre che da tanti “Pietro” che hanno vissuto e testimoniato il messaggio di Cristo. Raccogliamo anche quella di Papa Francesco per essere anche noi testimoni gioiosi di Gesù Cristo risorto dai morti».
G.L.