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Udine e dintorni

A Udine i senza dimora si prendono cura della città

In gergo tecnico si chiama “servizio a bassa soglia”. Per chi ne fruisce è invece una piccola oasi nella città. Uno spazio – dentro a giornate senza un posto dove andare – in cui poter riprendere fiato, anche solo per poche ore. Alla «Stazione di Posta» – servizio del Comune di Udine, gestito dalla Caritas diocesana – chi è senza dimora può infatti fare una doccia, lavare i vestiti, ma anche bere un tè, un caffè. Insomma, stare seduto in un posto caldo (soprattutto ora che il freddo si fa sentire) e scambiare quattro chiacchiere con altre persone. Non solo. Come suggerisce il nome, qui si può far arrivare la propria posta, questione non da poco per chi non ha casa e magari è in attesa di documenti importanti. «Si tratta – spiega il coordinatore Francesco Castriotta – di un centro diurno sperimentale aperto ogni giorno, da mezzogiorno fino a sera, dove oltre ai servizi di base è anche possibile trovare ascolto. Insieme si cerca così, anche in rete con gli altri servi del territorio, di trovare risposte alle necessità delle persone che chiedono un aiuto. È chiaro che parliamo di fragilità importanti, in alcuni casi di situazioni di marginalità significativa, la socialità si fa allora ancor più fondamentale. Dunque proponiamo pure lezioni di italiano, laboratori creativi e la domenica anche un cineforum. Il mercoledì gli operatori del Centro solidarietà giovani danno una mano a redigere il curriculum per la ricerca di lavoro».

Dalla «Stazione di posta» (che si trova nell’ex caserma dei vigili del fuoco in piazzale Unità d’Italia) in una giornata passano anche ottanta persone, in prevalenza straniere (under 30, provenienti soprattutto da Marocco, Pakistan, Afghanistan e Bangladesh), ma pure italiane (in questi casi l’età si alza). «L’accesso medio giornaliero – spiega Castriotta – è di una cinquantina di persone, la capienza però è per sedici. Le persone si lasciano vicendevolmente lo spazio senza problemi». Può succedere dunque che si stazioni all’esterno, magari lasciando cadere per terra i mozziconi delle sigarette o la lattina di una bibita. E così arrivano anche le rimostranze della cittadinanza. «Ne abbiamo parlato con i ragazzi – racconta la volontaria Manuela Croatto – e insieme abbiamo deciso di organizzare una squadra che si occupi di tenere pulito il quartiere, anche oltre le immediate vicinanze di “Stazione di posta”. Muniti di guanti, scope e un’apposita pettorina, ci siamo messi all’opera. I ragazzi non solo si sono dimostrati entusiasti (fanno a gara per partecipare), ma si sono dati delle regole che condividono con i nuovi arrivati. C’è insomma anche un risvolto educativo di non poco conto, adesso ogni sera alle sei, prima della chiusura i ragazzi iniziano di propria iniziativa a riordinare e pulire la nostra struttura». «È questo un aspetto fondamentale di un luogo come “Stazione di posta” – sottolinea Castriotta –. Oltre a fornire ascolto e servizi, si alimenta infatti un senso di cittadinanza anche in chi vive una situazione difficile e magari viene da un Paese straniero. In questi ragazzi, anche giovanissimi, c’è un profondo desiderio di sentirsi parte di qualcosa, di rendersi utili alla collettività». E i cittadini del quartiere? «In tanti si sono fermati a complimentarsi e a dialogare con loro – racconta ancora Croatto – è un modo per decostruire i pregiudizi e fare inclusione».

Anna Piuzzi

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