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Udine e dintorni

Dal 24 marzo a Udine mostra sul giudice beato Rosario Livatino. Il 25 convegno

Una mostra e un incontro pubblico per ricordare a Udine la figura del giudice Rosario Livatino, ucciso a soli 37 anni il 21 settembre 1990 da quattro sicari di un’organizzazione mafiosa siciliana e beatificato il 9 maggio 2021 da Papa Francesco.
È del Centro culturale Il Villaggio e dell’Associazione culturale universitaria Antonio Rosmini, in collaborazione con l’Università di Udine, l’iniziativa di portare in città la mostra “Sub tutela Dei. Il giudice Rosario Livatino”, visitabile da lunedì 24 a domenica 30 marzo 2025 nel Velario del Palazzo di Toppo Wassermann, in via Gemona, 92, a Udine negli orari dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19.
L’incontro pubblico dal titolo “Rosario Livatino. Vita e martirio di un giudice” – che si terrà martedì 25 marzo, alle ore 18, nell’aula T9, sempre a Palazzo di Toppo Wassermann, a presentazione della stessa mostra – è invece organizzato dal Dipartimento di Scienze giuridiche dell’Università di Udine. Al convegno, ad ingresso libero, interverranno Paolo Corder, presidente del Tribunale di Udine, l’avvocata Roberta Masotto, curatrice della mostra, e l’avvocato Davide Bertolazzi del foro di Milano, con la moderazione di Elvio Ancona docente all’Università di Udine.
Entrambe le iniziative beneficiano del patrocinio dell’Osservatorio regionale antimafia, dell’Ordine degli avvocati di Udine e dell’Unione giuristi cattolici italiani di Udine e Gorizia.
Secondo i promotori, «la mostra, esposta per la prima volta nel 2022 al Meeting di Rimini per iniziativa della Libera Associazione Forense, del Centro studi Rosario Livatino e del Centro culturale Il Sentiero, si segnala per la capacità di illustrare l’esemplarità della vicenda umana e cristiana del giudice siciliano, facendo conoscere attraverso documenti e testimonianze la dedizione totale con cui il magistrato ha vissuto il proprio impegno lavorativo al servizio della giustizia fino al sacrificio della vita».
È l’avvocato Roberta Masotto, anche a nome degli altri curatori della mostra, Guido Facciolo, Matteo Filippi, Salvatore Taormina, Carlo Torti, Carlo Tremolada e Paolo Tosoni, a raccontare «l’articolazione dell’esposizione in quattro sezioni, di cui la prima è dedicata alla formazione personale di Livatino, al contesto familiare, umano, all’ambiente storico e sociale in cui è vissuto, con particolare riguardo alla presenza mafiosa. Invece – prosegue Masotto – la seconda sezione è dedicata alla sua figura, alla concezione del magistrato quale operatore di giustizia, al difficile contesto storico-criminale, alla scarsità di mezzi, anche normativi, con cui era chiamato ad operare, alla sua risposta, capace di mettere in campo tutta l’intelligenza, la passione, l’impegno e il rigore professionale nella ricerca della verità, della giustizia, al servizio del bene comune, tanto da attirare l’attenzione dei mafiosi, che decisero di eliminarlo».
Nella terza sezione si narra il martirio del magistrato, soffermandosi sul movente specifico che indusse la mafia ad eliminare il giudice e descrivendo le modalità esecutive dell’assassinio. Livatino, così scrisse la Corte d’Assise di appello di Caltanisetta, nella sentenza del 13 aprile 1994, «perseguiva le cosche mafiose impedendone l’attività criminale, laddove si sarebbe preteso un trattamento lassista, una gestione giudiziaria se non compiacente, almeno, pur inconsapevolmente, debole».
In questo contesto è presentata anche la figura di Pietro Ivano Nava che, scegliendo di testimoniare in quanto testimone oculare, ha avuto la vita personale e familiare completamente sconvolta. Vengono, inoltre, ripercorse le varie fasi del processo canonico di beatificazione.
«Nella quarta e ultima sezione della mostra – conclude Masotto – si dà atto dell’eredità lasciataci da Rosario, che Papa Francesco ha definito “un esempio luminoso di come la fede possa esprimersi compiutamente nel servizio alla comunità civile e alle sue leggi”. Del resto, in sua memoria sono nati il Centro studi Rosario Livatino, la Libera Associazione Forense, l’Associazione Incontro e presenza, l’Associazione Casa museo giudice Livatino, l’Associazione Amici del giudice Livatino onlus e diverse cooperative sociali che operano a favore del recupero dei detenuti».
Le visite guidate gratuite alla mostra si possono prenotare per singoli o gruppi, telefonando al numero 3296768196.

Flavio Zeni

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