In molti si sono raccolti in preghiera davanti alla Questura, prima di andare al lavoro, o solo si sono fermati rivolgendo ai loro “angeli” un pensiero. Centinaia i messaggi di cordoglio e fiori su fiori a ricoprire la scalinata dell’edificio.
È incessante il flusso di cittadini che sin dalle 8 di questa mattina, a quattro giorni dalla tragedia, giungono davanti all’ingresso della Questura di Trieste per deporre un fiore, osservare un minuto di silenzio e leggere i tanti messaggi lasciati dalle centinaia di persone che da venerdì scorso e lasciarne di nuovi. In molti si sono raccolti in preghiera prima di andare al lavoro, o solo si sono fermati rivolgendo ai loro “angeli” un pensiero. Fiori su fiori si aggiungono fino a ricoprire la scalinata d’ingresso dell’edificio. Avvolti nel tricolore, o in nastri colorati sono davvero migliaia. Fiori e candele accese anche all’interno del Palazzo, davanti al famedio, dove sono stati sistemati in terra i ritratti di Matteo Demenego e Pierluigi Rotta, di 31 e 34 anni, gli agenti uccisi venerdì scorso da Alejandro Augusto Stephan Meran.
Arrivano anche alcuni rappresentanti della comunità curda: “Vogliamo essere qui perché – spiegano – questi ragazzi erano giovani e sono morti per noi, lavorando per noi”. E quale città multietnica e multiconfessionale, Trieste ha saputo testimoniare la sua vicinanza al corpo di Polizia, come testimoniato dalla presenza del rabbino capo e dell’archimandrita greco ortodosso che ieri in una funzione religiosa ha voluto ricordare i due agenti uccisi. “Come cittadini stranieri ospiti qui – hanno aggiunto i giovani della comunità curda – vogliamo essere al fianco dei triestini, sia quando ridono che quando piangono”. E a decine sono qui fuori in piedi, senza parlare, commossi.