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Alla Settimana sociale è nata la Rete di Trieste. Renna: «Dialogo per convergere sui valori»

Venerdì 5 luglio, nel pieno dei lavori della Settimana sociale triestina, quasi 80 tra amministratori locali, rappresentanti di reti sociopolitiche e dirigenti di partito presenti a Trieste come delegati dei rispettivi territori si sono incontrati presso l’aula del Consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia e hanno dato vita alla “Rete di Trieste”, una sorta di bussola che impegna tutti loro – e auspicabilmente anche molti altri – a una convergenza sui valori cristiani pur nelle differenze del proprio agire politico. Alcuni di loro, una trentina, si erano già visti a Trieste il 3-4 maggio, per partecipare a un confronto pubblico i presidenti di Azione cattolica, Acli, Agesci, Comunità di Sant’Egidio, Comunione e liberazione, Mcl, Movimento politico per l’unità e Rinnovamento nello spirito

«Questi amministratori hanno scoperto la loro vocazione all’impegno civile nelle Parrocchie e negli ambienti cattolici», ha spiegato a La Vita Cattolica mons. Luigi Renna, presidente del Comitato organizzatore delle Settimane Sociali. «Hanno scelto di partire dal loro essere cattolici per condividere alcuni valori a partire da alcuni temi: la famiglia, i diritti civili, l’ambiente». Un elenco che lo stesso mons. Renna ha definito non esaustivo: «Ci sarebbe da aggiungere il tema della vita, ma il percorso è aperto. In questo momento questa Rete è soprattutto un segnale positivo di partecipazione, in modo inclusivo e non divisivo.»

Il dialogo sociale è una delle vie della partecipazione che Papa Francesco ha indicato in “Fratelli tutti”, dedicando svariati paragrafi a questo tema. «I cattolici attenti alla Dottrina sociale della Chiesa non possono non raccogliere questa chiamata», ha affermato il presidente del Comitato delle Settimane Sociali.

Quando chiediamo a mons. Renna se si tratti di una nuova formazione politica di ispirazione cattolica, la risposta è chiara: «Non è un partito cattolico e non è un contenitore, ma è una rete in cui ci si confronta e si ritorna poi nel proprio ambiente. Tenendo presente sia una convergenza su alcuni temi, sia un “saper stare” in modo critico nella propria appartenenza politica. Al primo posto ci devono essere quindi i valori cristiani e uno stile di presenza.»

Sono diversi gli impegni riassunti nel testo. Il primo è «continuare il lavoro di scambio e condivisione sui temi concreti legati ai territori» e fissare «nel prossimo autunno un incontro nazionale fra le tante realtà» che negli ultimi anni si sono esposte sulla scena pubblica. Il secondo impegno, direttamente collegato alle Settimane sociali, è quello di assumerne «processi, obiettivi e metodi» per «declinarli nelle politiche territoriali». In particolare, ed ecco gli argomenti, la «Rete di Trieste» si rivede in alcune priorità: «giustizia sociale e innovazione del welfare, sostenibilità ambientale, centralità delle famiglie e della scuola, accoglienza e integrazione, cura e valorizzazione degli strumenti di partecipazione alla vita democratica». Terzo impegno, per superare i nodi che inevitabilmente attendono una rete fatta di soggetti differenti, è quello di «fare del magistero sociale di papa Francesco l’elemento unificante per l’impegno dei cattolici in politica». Un tema delicato, quest’ultimo, che vede spesso i cattolici essere una voce in netta minoranza all’interno dei rispettivi partiti, con il conseguente rischio di vedere istanze e visioni sopravanzate da linee politiche diverse: «Una delle cose emerse all’incontro con gli amministratori – ha concluso mons. Renna – è che a Trieste abbiamo soprattutto ascoltato il Vangelo e alcuni brani biblici che si riferivano al tema della democrazia. Questo ascolto è formativo di per sé, ed è ciò di cui i cattolici hanno bisogno. Essere maggioranza o minoranza all’interno delle formazioni politiche è secondario rispetto alla convergenza su alcuni temi, è la logica del lievito e del sale richiamati all’inizio del percorso.»

Giovanni Lesa, inviato a Trieste

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