La crisi della zootecnia da latte è conclamata. In Friuli-Venezia Giulia le stalle continuano a chiudere. Dopo quelle piccole è la volta delle realtà medie. «In grave difficoltà ce ne sono proprio in questo momento due della provincia di Pordenone», denuncia il direttore dell’associazione allevatori Fvg, Andrea Lugo, a margine dell’annuale assemblea del sodalizio che riunisce 986 associati. In calo.
La crisi della zootecnia da latte è conclamata e la via d’uscita non si vede. In Friuli-Venezia Giulia le stalle continuano a chiudere. Dopo quelle piccole è la volta delle realtà medie. «In crisi ce ne sono proprio in questo momento due della provincia di Pordenone», denuncia il direttore generale dell’associazione allevatori Fvg, Andrea Lugo, a margine dell’annuale assemblea del sodalizio che stamattina ha riunito a Codroipo una piccola parte dei suoi 986 associati. Calati di 38 unità rispetto all’anno scorso.
All’ordine del giorno l’approvazione del bilancio 2015 che, dopo 5 anni chiusi in rosso, torna finalmente in positivo mettendo a segno un risultato di 12.000 euro. Segnale timido, ma importante poiché dimostra il buon risultato dell’azione di contenimento della spesa messo in atto dal management dell’associazione per bilanciare il contributo statale da mezzo milione di euro venuto meno nel 2013. «Siamo intervenuti sulle utenze, abbiamo razionalizzato tutto il possibile senza intaccare il livello e la qualità dei servizi che l’associazione eroga, ricordo che parliamo di 39.000 capi controllati almeno una volta ogni mese e mezzo – ha rivendicato il direttore – e ridotto il personale, passato da 74 unità alle attuali 63 compreso il sottoscritto».
Messi in cassaforte i risultati, l’assemblea si è concentrata sullo stato di salute degli allevamenti, che patiscono la congiuntura sfavorevole. Il direttore spiega le ragioni della sofferenza, che investe quasi tutti i settori, dai caprini agli ovini ai conigli, e che nel caso del latte è figlia «del tramonto delle quote, del prodotto che ci invade in particolare dall’Est Europa, ma più di tutto da un prezzo in continuo crollo. Instabile al punto che in un anno siamo passati – spiega Lugo – da 42 centesimi a 32 con casi, fortunatamente spot, fino a 19». Hanno pagato ovviamente le stalle: cinquanta hanno chiuso nel 2014/15, 15 nel 2015/16, «ma il problema non sta tanto nel numero quanto nella dimensione. Prima pagavano le piccole – svelano dall’associazione – oggi invece alzano bandiera bianca anche le stalle medie. Sta accadendo in questi giorni a Pordenone dove due realtà da oltre 100 vacche da latte sono in procinto di chiudere». Il direttore generale lancia una provocazione: «Siamo disposti a rinunciare ai finanziamenti, ma ci venga garantito un prezzo stabile per almeno qualche anno».
Renzo Livoni, allevatore e presidente dell’associazione, è dello stesso avviso. «Così non si può continuare a lungo. L’unico modo per stare a galla è destinare una piccola quota di prodotto alla trasformazione e venderla direttamente, ma non tutti possono permetterselo». All’assemblea il presidente ha posto diverse questioni. Anzitutto il rilancio del Montasio, sulla bocca di tutti da anni, ma di fatto irrealizzato, quindi la necessità di smobilitare i fondi del Psr. Richieste che i vertici del sodalizio hanno potuto rivolgere direttamente all’assessore regionale all’agricoltura, Cristiano Shaurli. L’esponente della giunta Serracchiani ha infatti dimostrato l’attenzione sua e dell’esecutivo agli allevatori partecipando all’assemblea e garantendo la vicinanza al settore zootecnico. A partire dal latte, sul quale però ha rilevato un aumento della produzione. In Europa come in Friuli-Venezia Giulia. «La produzione in regione ha splaffonato l’anno scorso dell’8%. È dunque vero che le stalle chiudono, ma – per l’assessore – ci vorrebbe un’azione di contenimento della produzione anche alla luce della diminuzione della domanda». Soluzioni? «La Regione sta facendo la sua parte. Abbiamo messo 80 milioni l’anno scorso e 80 quest’anno per nuovi investimenti e per la ristrutturazione del debito dando priorità al settore zootecnico, ma credo che per rilanciare la zootecnia in regione sia necessario, soprattutto per il latte, evitare che diventi una commodity puntando invece sulla qualità del prodotto». Che passa anche dal Montasio, unica dop del settore, oggetto di un piano di rilancio che i produttori si sono impegnati (un anno fa) a mettere a punto, ma che sulla scrivania dell’assessore – parola sua – tarda ad arrivare.