La riflessione di don Ciotti a Trieste alla messa in suffragio di Eddie Walter Cosina, componente della scorta del giudice Paolo Borsellino, morto nell’attentato di via D’Amelio.
“Quante menzogne, quanta non verità su quello che è avvenuto… L’80% delle famiglie delle vittime innocenti in Italia della violenza criminale mafiosa non conosce la verità. E anche su questa tragedia, di fronte a questa strage noi non conosciamo la verità”. “Eppure le verità passeggiano per le vie delle nostre città. C’è chi sa, c’è chi ha visto. Quanta omertà, e l’omertà uccide la verità e la speranza”. Lo ha affermato, oggi a Trieste, il presidente di Libera, don Luigi Ciotti, pronunciando l’omelia durante una messa in suffragio all’agente di Polizia, Eddie Walter Max Cosina, componente della scorta del giudice Paolo Borsellino, morto nell’attentato di via d’Amelio.
“Ognuno di noi si faccia strumento di verità se veramente vogliamo giustizia – è stato l’invito di don Ciotti – Di tutto è avvenuto nell’arco questi anni. Fanno bene i figli di Borsellino, con il loro dolore, grande come il vostro, immenso, a dire di non voler partecipare a quei momenti che sanno di celebrazioni e vivono in un’altra dimensione questa giornata, con gli amici veri, nel silenzio che diventa una denuncia”. “Pesa ancora – ha concluso – e non poco sulla coscienza dell’Italia la mancanza della verità. Solo così si può costruire giustizia”.
“A trent’anni dalla barbara uccisione di Paolo Borsellino, e con lui dei cinque agenti della scorta, bisogna ricordare a tutti che la guerra alla mafia non è finita, che c’è ancora bisogno di persone che vogliono sentire il fresco profumo della libertà, opponendosi al puzzo del compromesso morale e dell’indifferenza, come scriveva il grande magistrato”.
È questa la riflessione di Piero Mauro Zanin, presidente del Consiglio regionale, che ha partecipato alla messa.
“Il sacrificio del magistrato e di chi difendeva la sua sicurezza – aggiunge Zanin – resta una pagina indelebile nella storia italiana, vissuta come un’umiliazione da tutte le persone oneste. E questo sentimento di sdegno, che a 30 anni di distanza non si è affievolito, deve spingerci a intensificare la lotta contro la criminalità organizzata, che oggi molto spesso si infiltra nei circuiti dell’economia legale”.