Appena qualche settimana fa era a Roma – anche insieme all’arcivescovo di Udine, mons. Riccardo Lamba – per la Seconda assemblea delle Chiese in Italia, nell’ambito del cammino sinodale sulla sinodalità indetto da Papa Francesco.
«È un progetto che continua – afferma Piera Burba, delegata diocesana per il Cammino sinodale, insieme a Marco Bressan – e per noi Diocesi di Udine è stata la conferma di un percorso che già conosciamo perché il progetto delle Collaborazioni pastorali altro non è stato se non un cammino sinodale durante il quale ci siamo confrontati, abbiamo discusso e camminato insieme. Lì, all’Assemblea, abbiamo ricevuto una conferma che più “autorevole” non c’è al nostro camminare insieme. Lo slogan della Chiesa sinodale è comunione, partecipazione, missione e tutto ciò non esclude le particolarità di ognuno di noi, anzi le valorizza e ci chiama tutti a una corresponsabilità».
Burba conserva nel cuore l’immagine dell’incontro tra i delegati diocesani e il Santo Padre. «Abbiamo vissuto con gioia questo privilegio e seppur si sia trattato di un momento ufficiale non posso dimenticare quel suo modo di guardarti direttamente negli occhi». Uno sguardo che “racconta” di un’attenzione profonda al prossimo. «Mi ha colpito questo suo guardare in fondo all’anima e farti sentire parte di un’unica identità, tenendo ben presente – e il Santo Padre l’ha ripetuto più volte nel corso del suo pontificato – che i protagonisti non siamo mai noi, ma è lo Spirito Santo che guida la Chiesa, passando attraverso le persone, tutti noi, sia che siamo laici o consacrati».
«Siamo un tutt’uno, è questa è la grande eredità che Francesco ci lascia – aggiunge –; e il salto di qualità che ci attende è mettere da parte l’ego, anche se è difficile e a volte un po’ tutti scivoliamo nella soddisfazione strettamente personale». Ma il Santo Padre la strada l’ha indicata in maniera chiara, ammette Burba. «Quando l’egoismo può far perdere la direttiva, è necessario rimettere al centro Gesù Cristo, morto e risorto».
Aggiunge che conserverà un’altra immagine di Francesco. «Quel suo modo di esprimersi in maniera familiare… Quel suo modo di tenere in braccio i bambini come faceva Gesù e San Giovanni Paolo II. Dobbiamo imparare a tenerci tutti in braccio, anche chi è più distante da noi, chi è più povero. Dobbiamo imparare a sentirci vicino al cuore, appiccicati anche a chi non ci piace…».
Monika Pascolo