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Cammino sinodale, la Chiesa italiana in movimento. Il racconto dei due delegati friulani

Dall’annuncio del Concilio Vaticano II, nell’ormai lontano 1959, alla prima Assemblea sinodale delle Chiese in Italia, conclusasi lo scorso 17 novembre. Il luogo è lo stesso, la Basilica di San Paolo fuori le mura, a Roma. Luogo che, dalle sue origini fino agli episodi ricordati, porta in sé un’atmosfera di novità, cambiamento, freschezza. Chissà se sarà così anche dopo la prima Assemblea sinodale. Ai “tavoli” disposti in Basilica erano seduti poco meno di mille persone tra cui due friulani, delegati udinesi per il cammino sinodale: Piera Burba, direttrice del Consiglio pastorale della Collaborazione di Rivignano e il “collega” Marco Bressan, direttore del CPC di Udine sud-est. Quella di Roma è stata una delle tappe del Cammino sinodale italiano che a partire dal 2021 ha visto le Diocesi del Bel Paese interrogarsi su una rinnovata modalità di essere Chiesa. La strada è lunga, il percorso è ancora in corso: due fasi si sono concluse (la “narrativa” di lettura delle realtà e quella “sapienziale” di discernimento), la terza (“profetica”, decisionale) si aprirà a breve.

Di seguito l’intervista integrale ai due delegati, riportata in un suo estratto nell’edizione del settimanale diocesano del 4 dicembre 2024.

Di cosa avete parlato a Roma?

Marco Bressan: «A Roma ci è stato proposto un documento, i “Lineamenta”, che sarà la bozza di lavoro per la fase profetica. Il testo era suddiviso in quattro parti: la prima trattava dell’orizzonte missionario nello stile della prossimità, per cercare nuove forme di presenza e di azione della comunità cristiana nella società italiana in un confronto con i nuovi temi culturali, sociali, politici, economici ed ecologici. Il secondo tema è stato il rinnovamento della mentalità ecclesiale e delle prassi pastorali in stile missionario. Quindi ci si è interrogati sull’iniziazione cristiana, sul modello catecumenale che è stato preso come esempio, sulle esperienze nei contesti di vita ordinaria, sull’accompagnamento spirituale e sulla formazione al ministero presbiterale. La quarta e ultima discussione era sulla corresponsabilità nella missione e nella guida della comunità: si è parlato di una Chiesa battesimale aperta ai ministeri, di organismi di partecipazione, del servizio e dei ruoli di responsabilità delle donne, di organizzazione amministrativa e gestionale.»

La splendida cornice dell’Assemblea: la Basilia di San Paolo fuori le mura

La Diocesi di Udine negli ultimi anni ha investito molto su diversi progetti: le Collaborazioni pastorali, l’iniziazione cristiana… Il cammino sinodale è stato percorso poco, non è entrato nella prassi e nelle discussioni delle nostre parrocchie…

Piera Burba: «A dire il vero questa strada l’abbiamo iniziata in tempi lontanissimi: mi riferisco in particolare al Sinodo diocesano udinese V. Parliamo degli anni ’80, un percorso che ha caratterizzato la nostra Diocesi per oltre un decennio e si è concretizzata con la conformazione attuale in Collaborazioni pastorali, grazie un altro cammino di carattere sinodale perché ha visto coinvolte a più livelli e in più tornate tutte le nostre comunità e gli organismi di partecipazione. Così pure il progetto relativo all’iniziazione cristiana è impossibile non inserirlo in questo quadro di cammino sinodale: tutte le comunità sono state chiamate a riflettere, a confrontarsi, a condividere idee e speranze per il rinnovamento della proposta di fede e di vita che discende dal Battesimo. A mio avviso nella nostra Arcidiocesi si respira la sinodalità nel quotidiano, senza necessità di etichette particolari.»

Possiamo dire che in Friuli abbiamo adottato uno stile che la Chiesa italiana poi ha confermato anche con questa iniziativa dell’Assemblea Sinodale?

PB: «Dall’esperienza che abbiamo ascoltato direi che siamo quasi all’avanguardia rispetto a quello che si sente in giro. Questo ci rincuora.»

I tavoli all’assemblea sinodale di Roma

Ha suscitato curiosità il metodo che è stato utilizzato all’Assemblea sinodale, preso in prestito dalle due recenti sessioni del Sinodo in Vaticano. Come funziona questa metodologia?

MB: «È stata uno degli elementi caratterizzanti che io e Piera abbiamo vissuto. C’erano dei tavoli composti da vescovi, teologi, laici, religiosi, tutti seduti assieme. Ti trovavi a discutere e a parlare con il vescovo o con il teologo, con laici o laiche. La “conversazione nello Spirito” si concentra sulla propria capacità di ascoltare, ma anche sulla disponibilità a esprimersi lasciando spazio agli altri. Si crea un’atmosfera di fiducia e di accoglienza, in modo che le persone siano portate a esprimersi più liberamente: questo aiuta a prendere sul serio ciò che accade dentro di sé.»

Papa Francesco ha lasciato un messaggio per voi delegati riuniti a Roma. Quali sono stati i passaggi più significativi del testo del Santo Padre?

PB: «Il Papa ci ha detto che il Cammino sinodale sviluppa le forze affinché la Chiesa possa compiere al meglio il suo servizio per il Paese. Questa è una frase che pare più politica che ecclesiale, ma in realtà è la continuazione delle consegne che ci aveva lasciato lo scorso maggio, quando ci eravamo ritrovati a Roma per il precedente incontro dei delegati; allora il Papa ci aveva invitato a continuare a camminare, fare Chiesa insieme e essere una Chiesa aperta. È ovvio che l’invito non è relativo esclusivamente a quello che noi stiamo facendo come delegati della Diocesi, ma deve toccare direttamente e profondamente la vita della Chiesa nel momento storico sociale e politico in cui oggi ci collochiamo.»

È quindi un impegno personale, per tutti?

PB: «È urgente, secondo me, che sia ognuno di noi singolarmente, sia ogni Collaborazione pastorale, ci si rimetta in gioco ascoltando con attenzione quello che lo Spirito suggerisce. Il Battesimo in sé ci invita (anzi: ci obbliga… il termine è più adatto) a prenderci le nostre responsabilità di testimoni perché non possiamo delegare ad altri la responsabilità e la bellezza di essere annunciatori adesso.  È chiedersi: “chi sono io che cosa posso fare per la mia chiesa?”. Si parla di corresponsabilità: la responsabilità effettiva a mio avviso non è quella amministrativa, ma è essere annunciatori del Vangelo in prima persona.»

L’intervento del Cardinale Zuppi – (Foto Calvarese/SIR)

Di tutta l’esperienza del Cammino sinodale c’è qualche elemento che a tuo avviso si può innestare nelle nostre comunità in Friuli?

MB: «Più che innestare direi di continuare e di rafforzare alcune prassi. Anche io sul tavolo mi sono sentito dire che a Udine forse eravamo un po’ più avanti perché per esempio le Unità pastorali e Collaborazioni pastorali in altre aree d’Italia ancora non sono sentite. Da rafforzare ci sono l’unità e la sinodalità della Chiesa intesa come comunione, partecipazione e missione.»

Torniamo dunque alle Collaborazioni pastorali. Sono state prese a esempio di cammino sinodale?

PB: «Condivido l’idea di Marco, ma aggiungerei un elemento: diventare capaci di essere persone di relazione, tessendo legami fra di noi un po’ più sensibili e avvicinare le varie Parrocchie che compongono la Collaborazione. È vero che noi siamo partiti con le Collaborazioni con un bellissimo cammino però abbiamo necessità di rinforzarci. Per cui farei un appello accorato a dedicarci alle nostre CP come fossero la nostra Parocchia di nascita: le Parocchie della Collaborazione diventano tutta la mia Parrocchia. Credo che questo sia ciò che possiamo prendere dal Cammino sinodale.

Nel Cammino sinodale italiano ora si apre una terza fase, la “fase profetica”. Quali saranno i futuri passi di questo cammino?

MB: «I Lineamenta che abbiamo discusso a Roma sono il primo strumento di lavoro. Entro il 9 dicembre noi delegati siamo invitati a inviare alla Segreteria del Cammino sinodale le nostre osservazioni in merito. In primavera i Lineamenta saranno sottoposti alla sessione del Consiglio episcopale permanente della CEI che si terrà dal 10 al 12 marzo 2025. Quando, poi, questo strumento avrà preso corpo, sarà sottoposto alla seconda Assemblea sinodale delle Chiese in Italia, già in programma dal 31 marzo al 4 aprile del 2025. Questa assemblea elaborerà e voterà le proposizioni del documento. La prossima Assemblea generale della CEI, alla fine di maggio del 2025, costruirà il nucleo del “Libro sinodale” che sarà poi consegnato alle Chiese locali per la ricezione.»

Giovanni Lesa

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