«Come cittadini e cittadine è importante avere la consapevolezza che il fenomeno del caporalato, il grave sfruttamento lavorativo, non riguardano soltanto le regioni del Sud Italia, ma anche il Friuli-Venezia Giulia. Come operatori e operatrici Caritas ci facciamo i conti quotidianamente. Parliamo, nei casi più gravi, di situazioni in cui le persone lavorano nei campi per dieci ore al giorno a quattro euro l’ora». Accende così i riflettori sulla situazione in regione, Francesca Peresson, referente di «Common ground», progetto sperimentale di cui la Caritas diocesana di Udine è parte, nell’intervista pubblicata sul numero di mercoledì 26 giugno di La Vita Cattolica, nell’ambito di un ampio servizio sul tema del caporalato.
Per quanto riguarda i settori in cui è più diffuso il fenomeno del caporalato, spiega ancora Peresson, «al primo posto c’è indubbiamente l’agricoltura. In provincia di Udine numerosi casi riguardano però anche la ristorazione, magari con forme di sfruttamento che ricadono in una sorta di “zona grigia”. C’è poi il settore dell’edilizia. Ultimamente alcuni casi li abbiamo riscontrati pure nel settore della falegnameria». Il fenomeno è diffuso, prosegue Peresson «nella Bassa Friulana, ma anche nella zona di Cividale, di Mereto. A confermarlo sono le indagini delle forze dell’ordine che hanno portato pure ad arresti. Nell’Alto Friuli, nel Tarvisiano in particolare, abbiamo invece riscontrato casi di sfruttamento nel settore turistico, casi non gravi, ma che comunque rimangono in quella zona grigia fatta di irregolarità e mancanza di diritti».
«Restando nella Bassa Friulana – conclude Peresson – parliamo di casi in cui la manodopera viene fatta lavorare 10-12 ore al giorno a 3 o 4 euro l’ora. Si lavora controllati, minacciati, con pause rarissime e un solo pasto la sera. Se ci si fa male non si viene curati. In un caso allucinante, di giorno le persone lavoravano nei campi, alle condizioni che dicevo, poi la sera venivano trasferite in un allevamento di polli a lavorare durante la notte, per caricare le scatole di polli sui camion. Tutto questo in Friuli».