A Udine un ciclo di tre incontri promosso da Circolo Piccinini e Caritas per puntare i riflettori sulla realtà carceraria. Si parte dalla giustizia riparativa
Un ciclo di tre incontri che mira ad accendere i riflettori sul carcere, a proporlo è il Circolo culturale regionale Enzo Piccinini, insieme alla Caritas diocesana di Udine, a partire da giovedì 16 febbraio – alle 18 al Centro culturale diocesano “Paolino d’Aquileia” – con il convegno dal titolo «La giustizia riparativa: punire basta?»: interverranno Adolfo Ceretti, criminologo e docente all’Università Bicocca di Milano, Enrico Marignani e Sara Dell’Armellina, rispettivamente presidente e coordinatrice dell’associazione «La Voce». A introdurre i lavori sarà Marina Cavedon, a moderare l’incontro, invece, Annarita De Nardo della Caritas diocesana di Udine.
«Da qualche tempo – spiega la presidente del Piccinini, Marina Cavedon – il mondo carcerario è sotto osservazione per la necessità di passare da logiche eminentemente custodialistiche a logiche riabilitative e reinclusive. Toppo spesso infatti vincoli normativi, formali e burocratici impediscono esperienze innovative e di sviluppo umano all’interno delle mura carcerarie. L’approfondimento culturale del tema permette non solo il confronto tra idee diverse, ma anche il paragone con esperienze già in atto, e tutto ciò apre a metodologie e prospettive nuove».
Diversi i progetti che si stanno muovendo attorno alla Casa circondariale di Udine, a partire dalla straordinaria occasione data dagli imminenti lavori di ristrutturazione che prevedono anche spazi per la partecipazione della cittadinanza. Ecco dunque che obiettivo dell’iniziativa è «sensibilizzare i cittadini rispetto al tema del carcere legato alla questione di una giustizia vera, occasione di riabilitazione e reinserimento nella società civile – evidenzia ancora Cavedon –. La città, considerata come comunità sociale, può diventare infatti valido alleato nell’accoglienza e nel reinserimento di chi ha scontato la propria pena e conseguentemente contribuire alla reale diminuzione delle recidive».