In Vaticano chiusa la fase diocesana per il presule argentino originario di Percoto. Intensi i suoi rapporti con il Friuli
Se la vita di un uomo, e un cardinale in particolare, può essere riassunta in una frase, quella che probabilmente meglio qualifica la sua avventura umana e religiosa, il cardinale Eduardo Pironio la pronunciò quando gli fu diagnosticato il tumore fatale. «È salito a bordo il pilota che mi condurrà in porto». In porto, cioè in quel cielo che aveva contemplato e servito in tutta la sua esperienza sacerdotale, il porporato argentino di origini friulane, di Percoto (distintosi, tra le altre cose, al fianco di Giovanni Paolo II per l’organizzazione delle prime Giornate mondiali della gioventù) approdò il 5 febbraio 1998. E dal 23 giugno 2006 è aperta per lui la causa di beatificazione, che ieri è giunta a un primo importante traguardo: la chiusura della fase diocesana, la cui cerimonia si è svolta nella Sala della Conciliazione del Palazzo del Vicariato.
Quella frase, dunque – citata dal cardinale vicario di Roma, Agostino Vallini, nel suo discorso – è senz’altro un segnale orientativo per ricostruire la personalità di Pironio e la sua grande fede. «Uomo di preghiera – lo ha definito Vallini –. Immerso nel silenzio contemplava Dio, la Chiesa, l’uomo. Uomo della Parola di Dio, meditata, pregata, annunziata e vissuta nella gioia che sgorgava dall’incontro personale con Dio manifestato in Cristo». In sostanza, ha aggiunto il vicario di Roma, il porporato argentino «era un pastore con una grande sensibilità umana», «una personalità straordinaria, nella quale la potenza trasformante della grazia ha trovato una natura umana particolarmente dotata e docile ad essere plasmata e trasformata dall’azione dello Spirito Santo».
Nato il 3 dicembre a Nueve de Julio, vicino a Buenos Aires, venne ordinato sacerdote il 5 dicembre 1943; fu nominato vescovo ausiliare di La Plata nel 1964 e poi vescovo di Mar del Plata nel 1972. Dal 1968 al 1975 fu dapprima segretario generale e poi presidente del Celam. Chiamato a Roma da Paolo VI come prefetto della Congregazione per i religiosi, ricevette la porpora nel 1976. Nel 1984 da Giovanni Paolo II fu nominato presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, incarico che avrebbe mantenuto fino al 1996, cioè fino al momento delle dimissioni per raggiunti limiti di età. Proprio in relazione a questa nomina il cardinale Vallini ha ricordato quanto riferito da Pironio a un suo collaboratore: «In quel momento – disse il cardinale – mi sembrava, come sembrava a molti, di essere stato retrocesso ad un incarico di serie B. Invece ho scoperto di essere stato promossoallo stato laicale. I laici infatti formano la maggioranza del popolo di Dio. Sono contento di finire lì il mio servizio alla Chiesa». In effetti il “crepuscolo” del porporato argentino si può annoverare tra i periodi più fulgidi della sua vita. Dopo il “prologo” del 1985 a Roma, Pironio organizzò i raduni mondiali di Buenos Aires 1987, Santiago di Compostela 1989, Czestochowa 1991, Denver 1993 e Manila 1995. Per i giovani, ha sottolineato ieri Vallini, «ebbe particolare sensibilità pastorale. Nella sua lunga esperienza seppe percepire i loro interrogativi più profondi e i desideri più genuini, ma seppe anche fidarsi di loro e scoprirne le ricchezze di entusiasmo, di disponibilità e di creatività». Analogamente fecondo fu il suo servizio alla Chiesa latinomericana negli anni precedenti. Una Chiesa che lo ha riaccolto per l’ultima dimora terrena, dato che ora riposa nel santuario di Lujan, tanto caro anche a papa Francesco.
«Pironio fu profondamente umano e tutto di Dio», ha chiosato ieri il vescovo di Chascomus e segretario generale della Conferenza episcopale argentina, Carlos Malfa, suo collaboratore della prima ora. Insieme con lui, alla cerimonia in Vicariato, hanno preso parte tra gli altri il cardinale Leonardo Sandri, i presuli Josef Clemens e Renato Boccardo, monsignor Fabian Pedacchio, il postulatore della causa padre Giuseppe Tamburrino, il promotore di giustizia monsignor Giuseppe D’Alonzo, il giudice delegato monsignor Slawomir Oder e il notaio Marcello Terramani. Visibilmente commossi il segretario personale di Pironio, il vescovo Fernand Vérgez (attualmente segretario generale del Governatorato Vaticano) e la cugina di secondo grado Daniela. Ora il materiale raccolto e racchiuso in 17 scatoloni passa alla Congregazione delle cause dei santi.
Mimmo Muolo – Avvenire