Inizia il tempo dell’Avvento. Il messaggio dell’Arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato
Cari fratelli e sorelle,
la televisione e gli altri mezzi di comunicazione quest’anno hanno già cominciato a parlarci freneticamente del Natale. Se ci facciamo caso, è la pandemia stessa a portare un’accelerata attenzione dell’opinione pubblica sulle prossime feste natalizie. Il rischio di una crescita dei contagi infatti torna a minacciare la possibilità di vivere i giorni delle “Feste” con quella serenità e libertà che desidereremmo. Si sta discutendo, in tutta l’Europa e con toni anche aspri, sulle misure di sicurezza sanitaria più efficaci per consentici di vivere il Natale in pace e farlo assieme.
Sul dibattito in corso mi permetto semplicemente di esprimere l’auspicio che il confronto mantenga toni civili, nell’ascolto rispettoso delle diverse motivazioni e, specialmente, senza che un tema così importante venga strumentalizzato a fini polemici o di spettacolarizzazione.
Per il resto, osservo che le discussioni in atto confermano quanto il Natale resti un appunta-mento molto sentito nella vita familiare e sociale, un appuntamento cioè che continua ad interessare tutti. È una festa che risveglia sempre sentimenti unici e profondi di cui sentiamo il bisogno e che non vogliamo siano rovinati neppure dall’insidioso virus.
Possiamo dire che il Santo Natale resta un grande patrimonio spirituale e culturale da tenere vivo in noi e in mezzo a noi, così da farlo amare ai nostri figli e consolidarlo per le prossime generazioni.
In che modo, però, possiamo nei fatti conservare il suo vero significato e il suo valore per la nostra vita personale e per la società? Suggerisco una breve risposta che vada oltre il gran parlare delle doverose precauzioni e delle ragionevoli misure di contenimento.
Nei discorsi che si sviluppano, nei programmi che si annunciano, nei preparativi che si allestiscono si avverte un grande Assente: Gesù, che spesso neppure viene nominato. Non si men-ziona il primo, fondamentale Protagonista, considerato che il Natale è ricordo e celebrazione della sua nascita, dalla quale è scaturita la grande tradizione di fede in cui ci riconosciamo, e da essa il costume di quella festa singolare che non a caso anche quest’anno desideriamo vivere senza menomazioni.
Ebbene, per mantenere vivo il significato e il valore del Santo Natale è necessario allora riempire questa assenza. E il primo passo è quello di rivolgere la nostra attenzione proprio verso Gesù e la sua culla di Betlemme, dove Maria dopo il parto lo ha deposto donando a gli uomini di tutti i secoli quella Gioia unica che è venuta dal cielo.
Le quattro domeniche di Avvento, che preparano al Santo Natale, sono dunque un tempo favorevole per volgere lo sguardo verso Gesù; per riscoprire l’importanza della sua nascita nella storia dell’umanità; per rinnovare nel nostro cuore il desiderio di incontrarlo.
Invito, allora, le nostre comunità cristiane a preparare bene le celebrazioni e i simboli tradizionali. Siano i luoghi in cui molte persone possono essere aiutate a rivolgere lo sguardo verso Gesù che ci viene incontro. Ci stiano a cuore in particolare i bambini, i ragazzi e le loro famiglie perché in questo tempo difficile hanno bisogno di trovare in Gesù che nasce serenità e comunione. Con Gesù nel cuore apriamoci verso chi è nella sofferenza e nella povertà materiale o morale.
Questa è la strada per riscoprire lo spirito del Santo Natale. La Vergine Maria e San Giuseppe ci accompagnino lungo l’Avvento.
+ Andrea Bruno, Arcivescovo