A preoccupare, più che i dati pregressi, sono i segnali di una crisi che per ora si manifesta ancora «a macchia di leopardo», anche se con situazioni già difficili in alcuni comparti, compresi quelli più votati all’export, che soffrono a causa della complessa congiuntura internazionale e del rallentamento della locomotiva tedesca. Il rischio, afferma il segretario regionale, Villiam Pezzetta, è di «una situazione che potrebbe anche aggravarsi nei prossimi mesi, con il rischio che, dopo Sàfilo, si aprano nuovi fronti di crisi in un anno che parte già in salita per la siderurgia, la meccanica e la componentistica».
«Il Friuli Venezia Giulia deve tornare a credere e investire sul suo tessuto manifatturiero, che resta la spina dorsale della nostra economia e che deve essere supportato, di fronte ai nuovi segnali di crisi percepibili anche in regione, da adeguate politiche pubbliche tese a rilanciare gli investimenti». A chiederlo è la Cgil, con il suo numero uno regionale Villiam Pezzetta, che esprime nuovamente la preoccupazione del sindacato per le nuove crisi industriali esplose negli ultimi mesi dello scorso anno, testimoniate dalla ripresa della cassa integrazione e dall’inversione di una dinamica occupazionale che a partire dal 2015 aveva evidenziato un sensibile recupero.
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