Alcune ricerche dicono che consultare l’etichetta degli alimenti prima dell’acquisto è diventata una vera e propria abitudine per il 90% dei consumatori italiani. Ma è davvero importante saper leggere quanto riportato nei prodotti che poi arrivano sulla nostra tavola? «Fare scelte alimentari informate e gestire una spesa consapevole è fondamentale per una dieta più sana e sostenibile», conferma Davide Capraro, dietista libero professionista (con studio a Udine e Gemona del Friuli), laureato in scienze e tecnologie alimentari.
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Dottore, cosa svelano le etichette alimentari, al di là dell’immagine sulla confezione?
«Solo attraverso l’etichetta possiamo capire se un alimento è davvero adatto alle nostre esigenze nutrizionali. L’immagine può essere accattivante, ma non sempre riflette la realtà».
Ma cosa si può trovare di utile nelle etichette, oltre alla data di scadenza?
«Di certo, tra le informazioni primarie, l’elenco degli ingredienti che aiuta a identificare eventuali allergeni o additivi, e poi la tabella nutrizionale, utile per valutare calorie, grassi, zuccheri e altri componenti. Inoltre, nelle etichette sono indicati l’origine del prodotto, il metodo di conservazione e, in alcuni casi, quando necessario, certificazioni di qualità o di sostenibilità».
Parlando di codice a barre, o codice Ean, cosa indicano tutti quei numeri?
«Non forniscono direttamente informazioni nutrizionali, ma sono utili per la tracciabilità del prodotto. Le prime due cifre indicano il paese di origine e l’Italia è identificata con 80 e 81. Quelle centrali indicano l’azienda e il prodotto specifico. L’ultima cifra è semplicemente di controllo assegnata dall’algoritmo che calcola il codice».
I claims, ovvero le indicazioni facoltative sulle proprietà nutrizionali e sugli effetti sulla salute, che il produttore può aggiungere volontariamente per valorizzare il suo prodotto – come per esempio “abbassa il colesterolo” – sono sempre veritiere?
«Alla base di queste dichiarazioni ci sono sempre degli studi scientifici, quindi dobbiamo fidarci. Anche perché aziende e catene di supermercati non possono permettersi di dichiarare il falso. Verrebbero immediatamente denigrate tramite i social e gli altri mezzi di informazione, con un danno d’immagine enorme».
Quali sono le indicazioni che il produttore deve riportare obbligatoriamente?
«Innanzitutto la denominazione del prodotto, cioè il suo nome specifico, poi l’elenco degli ingredienti con gli allergeni evidenziati, la quantità netta del prodotto, la data di scadenza o il termine minimo di conservazione, la tabella nutrizionale dove sono riportati almeno i valori per 100 grammi o 100 millilitri di prodotto e se il produttore vuole può dichiarare anche i valori nutrizionali per porzione. Per obbligo di legge va riportato il nome e l’indirizzo del produttore o del distributore, le modalità di conservazione e d’uso se necessarie».
Dottor Capraro, quali attenzioni dobbiamo avere nei confronti di prodotti che poi vengono consumati dai bambini?
«Se parliamo di qualità, le stesse buone regole che ogni adulto dovrebbe avere per sé stesso. Nello specifico, per i bambini, dovremmo porre attenzione agli eventuali pericoli derivanti dall’ingestione del prodotto, quindi consistenza se presenta un potenziale rischio di soffocamento. E poi regole di buonsenso, ovvero porre l’accento sulla sicurezza delle confezioni, evitando di dare in mano ai bambini quelle con piccole parti staccabili che potrebbero essere ingerite».
Da quale sostanza sarebbe meglio star lontani per tutelare la nostra salute?
«È bene limitare o evitare il consumo di grassi trans che aumentano il rischio cardiovascolare. Non compaiono come voce della tabella nutrizionale, ma spesso sono indicati come oli parzialmente idrogenati o diciture simili. Da evitare anche gli zuccheri aggiunti, come sciroppo di glucosio, fruttosio, destrosio, maltosio… Inoltre, ci sono alcuni coloranti artificiali e conservanti che possono avere effetti negativi sulla salute: E-102, E-110, E-129, E-250, E-251. Sconsiglio anche i dolcificanti artificiali, come Aspartame e Acesulfame K. È ormai dimostrato il loro effetto negativo sul microbiota intestinale»…
L’intervista integrale, a firma di Monika Pascolo, è pubblicata sul numero del settimanale “la Vita Cattolica” del 26 febbraio 2025.