Giovedì 21 novembre nel corso dell’annuale celebrazione della Virgo Fidelis, patrona dell’arma dei Carabinieri, una delle opere più interessanti del secondo Trecento friulano, una Madonna lignea in trono, è stata restituita dal magg. Alessandro Volpini, comandante del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio culturale di Udine, a mons. Livio Carlino, parroco di Cividale del Friuli, dalla cui chiesa dei Santi Pietro e Biagio era stata sottratta.
Sono stati infatti i Carabinieri della Tutela del Patrimonio Culturale a identificare l’opera sul mercato antiquario grazie a una vecchia fotografia in bianco e nero scattata da Giuseppe Marchetti nel 1958. L’individuazione e la restituzione della statua è stata operata grazie a un lavoro di squadra che ha coinvolto oltre ai Carabinieri Tutela Patrimonio culturale, l’Università di Udine, la Soprintendenza e l’Ufficio per i Beni culturali della Diocesi di Udine diretto da mons. Sandro Piussi, che ha curato la schedatura Cei dei beni religiosi, strumento essenziale di tutela.
La storia dell’effigie
Luca Mor, storico dell’arte medievale specializzato in scultura lignea, spiega che «La Madonna fu pubblicata da Giuseppe Marchetti nel catalogo della “Mostra di Crocifissi e di Pietà medioevali del Friuli” tenutasi nel 1958 nel Duomo di Udine, e fu da lui attribuita al ‘300. Da allora nessuno la menzionò e a Cividale se ne perse memoria finché nel 2022 la ripubblicai indicandola come proveniente da San Biagio e di ignota ubicazione nel libro “Nuovi restauri e nuove ricerche sulla scultura lignea friulana” curato da Giuseppina Perusini e Martina Visentin. Così si è innescata l’indagine che ha portato al suo ritrovamento. È una delle rare testimonianze della cultura gotica del secondo Trecento patriarcale come mostra la forma a doppia esse del corpo e l’attenzione ai particolari della veste alla moda del tempo con la tunica che si apre fermata in alto da una spilla tridimensionale, i calzari a punta».
Mor avvicina la Madonna in trono a una serie di madonnine contemporanee del pordenonese acquisite dal Museo civico di Pordenone, a quella di Comerzo di Majano e alla Sant’Eufemia di Segnacco visibile nel museo Diocesano di Udine, tutte opere legate alla rinascenza gotica voluta dal patriarca Bertrando.
E ora il restauro…
Caratterizzata da un certo movimento che esprime i sentimenti va comparata non solo con i modelli scultorei, ma anche con quelli pittorici della scuola di Vitale da Bologna. Lo studioso nota che la scultura ha un’altra particolarità «scolpita in legno, ha una forte componente polimaterica in stucco, tela, forse cartapesta nella testa, che si presenta ora più inclinata rispetto alla fotografia del Marchetti. Scavata sul retro per bilanciare i movimenti del legno era probabilmente inserita in una edicola a sportelli richiudibili».
La scultura dovrà dunque essere radiografata per appurarne la composizione e ha bisogno di un restauro anche per sapere se il trono su cui siede è originale o frutto di una rielaborazione, come sembrerebbero indicare gli ornati geometrici. Forse, osserva Luca Mor, «la Madonna in origine teneva un giglio tra le dita e poteva avere una corona sul capo, come quella in argento o lamina di rame dorata che probabilmente decorava la testa del bambino. Quest’ultimo regge in mano il globo terracqueo, simbolo di sovranità, sovrastato da una croce di aggiunta posteriore e tiene le gambe incrociate a prefigurare la croce».
L’antica statua è ritornata domenica 24 novembre a Cividale e, in attesa del restauro, sarà posta provvisoriamente nel locale Museo Cristiano e Tesoro del Duomo.
Gabriella Bucco