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Come incide il tempo-schermo sull’infanzia? Incontro con Lanza, Novara e Fiore

L’intensificazione del tempo schermo in età infantile rischia di pregiudicare lo sviluppo delle piene potenzialità di apprendimento umano in sempre più bambine/i a partire dalla capacità cognitiva e relazionale di prestare attenzione. A sottolinearlo è Simone Lanza, insegnante e autore del libro “L’attenzione contesa: come il tempo schermo modifica l’infanzia” (video) pubblicato da Armando Editore.

Il volume sarà presentato lunedì 20 gennaio, alle 18 in un incontro online promosso dall’associazione Mec – Media educazione comunità (per iscriversi: forms.gle/SvApLfkDqu2ZpzXc6) alla presenza dell’autore e con gli interventi di Daniele Novara (pedagogista) e Brunella Fiore (sociologa, Università Milano Bicocca). Si discuterà di come il tempo schermo possa frammentare l’attenzione dei bambini, influendo negativamente su sonno, gioco libero e lettura, proponendo strategie per una gestione consapevole da parte degli adulti.

L’incontro sarà un’occasione per riflettere sulle strategie volte a ridurre gli effetti negativi del tempo schermo sui bambini – spiegano i promotori –. Saranno proposte soluzioni concrete per promuovere una gestione consapevole da parte degli adulti, grazie agli interventi di esperti. Sulla base delle ricerche scientifiche disponibili, si danno qui validi motivi a genitori, nonni, docenti ed educatori per evitare gli effetti negativi del tempo schermo sull’attenzione.

Segnali, sfide, strategie. Parla l’autore

Simone Lanza

Simone Lanza, nel suo libro parla degli effetti negativi del tempo schermo sull’attenzione dei bambini. Quali sono i segnali principali che genitori e educatori dovrebbero osservare per capire se un bambino sta risentendo di questi effetti?
«In realtà nel libro descrivo tutti gli aspetti finora evidenziati dalla letteratura scientifica che riguardano lo sviluppo: problemi di obesità, di vista, di udito, di sonno; problemi di attenzione, di sviluppo del linguaggio, di attenzione, di memoria e quindi esiti scolastici peggiori; problemi di relazione, di comportamento, di isolamento, ansia, depressione, dipendenza. I rischi sono per un uso precoce o prolungato, ma molto dipende dai contenuti, dalla famiglia, dalle condizioni economiche».

Come può un adulto gestire in modo consapevole ed equilibrato l’esposizione agli schermi, senza rinunciare ai benefici che la tecnologia può offrire?

«Si tratta di evitare gli effetti di amplificazione del tempo schermo, offrendo valide alternative nel mondo reale, guardare negli occhi i figli e non fare solo foto e video; giocare e perdere tempo con i propri figli. I benefici del tempo schermo per l’apprendimento sono limitatissimi nell’infanzia e comunque avrebbero bisogno della mediazione adulta. Un buon vino ha molti vantaggi ma sinceramente non lo offrirei a mia figlia, ogni cosa ha il suo tempo. Lasciamoli giocare insieme all’aria aperta, correre dietro una palla, e persino annoiarsi. Poi bisognerebbe distinguere i benefici dal divertimento. “Tutto è lecito ma non tutto è utile” insomma, i valori contano ancora».

Quali sono le principali sfide che le neuroscienze e la pedagogia stanno affrontando per comprendere e supportare lo sviluppo dell’attenzione nei bambini in un contesto di crescente digitalizzazione?

«Le neuroscienze e la pedagogia non sono un corpus unico, quello che mostro nel libro è che esiste una contesa teorica e teoretica: c’è chi dice che molto tempo schermo fa male, chi dice che non fa male; nessuno però dice che tanto tempo schermo possa fare del bene a bambini/e di oggi. Forse conviene chiedersi chi è che sta contendendo questo tempo ai nostri bambini e perché. Quindi molte risposte ci vengono purtroppo dall’economia dell’attenzione».

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