Brusca impennata soprattutto di casi mortali in Fvg. Pezzetta (Cgil) ripresa non sia a scapito della sicurezza
Crescono a doppia cifra gli infortuni sul lavoro in Friuli-Venezia Giulia. E registrano purtroppo una brusca impennata soprattutto i casi mortali, ben 21 tra gennaio e ottobre di quest’anno, sei in più rispetto ai primi dieci mesi del 2020. Lo dicono i dati Inail riferiti dalla Cgil Fvg, che nella nostra regione registrano 12.930 denunce d’infortunio, con una crescita del 15% rispetto al 2020. In lieve calo i casi solo nel settore agricolo, mentre l’industria fa segnare un incremento del 13% e il comparto pubblico del 52%. Quanto alla situazione nelle diverse province, da segnalare l’incremento record di Gorizia (+42%), mentre a Udine (+14%), Pordenone (+13%) e Trieste (+7%) gli aumenti sono inferiori alla media regionale.
Il dato più grave riguarda gli infortuni mortali, evidenzia il segretario generale della Cgil fvg, Villiam Pezzetta, già 21, contro i 15 del 2020. Un incremento che diventa quasi un raddoppio se riferito solo agli infortuni in occasione di lavoro (19 quest’anno, 10 nel 2020), mentre calano quelli in itinere (2 contro 5). Ben 12 casi mortali sono avvenuti in provincia di Udine, contro i 6 del 2020, 5 a Pordenone, in calo rispetto ai 7 dello scorso anno, 2 a Trieste e a Gorizia, che nei primi dieci mesi del 2020 avevano registrato entrambe un solo caso mortale tra gennaio e ottobre.
«Sono dati allarmanti – prosegue Pezzetta – anche se la dinamica in aumento è anche effetto del maggior numero di ore lavorate rispetto al 2020. Da registrare, peraltro, che nel resto del Paese, nonostante la ripresa in atto, l’incremento dei casi è sensibilmente inferiore, attestandosi al 6%. Ma il dato inaccettabile è quello dei morti sul lavoro, più di mille a livello nazionale, sia pure in lievissimo calo rispetto al 2020 (1.017 tra gennaio e ottobre 2021, contro i 1.036 dello scorso anno, ndr)». «I 21 infortuni mortali verificatisi in regione nei primi 10 mesi dell’anno, infatti, eguagliano già il totale di morti bianche del 2019 e devono rappresentare un severo monito per tutti, imprese in primis – conclude il segretario Cgil –, ma anche le istituzioni e tutto il mondo del lavoro, sulle caratteristiche della ripresa in atto, che non può essere a scapito delle condizioni di lavoro, sulla necessità inderogabile di un più attento rispetto delle regole sulla sicurezza e sulla prevenzione, sull’esigenza di rafforzare i controlli, su un modello di produzione e di impresa che non può mai mettere in secondo piano, come troppo spesso accade, la tutela della salute e dell’incolumità dei lavoratori».