La crisi climatica mette in progressiva, grave, difficoltà la pesca sulla quale si regge l’economia di Marano Lagunare. «Già da dieci anni, nel litorale friulano – spiega Achille Ghenda, responsabile del settore pesca di FedAgriPesca Fvg – le vongole della specie Chamelea gallina non si pescano più a causa della loro mancanza. Dal 2013 sono stati avviati alcuni tentativi di introduzione e moltiplicazione che, però, non hanno dato i frutti sperati. A ciò si aggiunge il fatto che, come ben sanno i consumatori, anche la vongola verace (Ruditapes philippinarum) è praticamente sparita dal nostro mare. In più, durante la primavera-estate del 2024 sono venuti a mancare anche l’80-90% dei fasolari (Callista chione) e il 70-80% delle cozze (Mytilus galloprovincialis). In questa situazione, tutta l’attività della pesca ai molluschi sta vivendo un momento drammatico e di grande difficoltà economica e occupazionale».
Le cause di questi fenomeni sono ancora al vaglio degli enti di ricerca incaricati, ma le alte temperature estive, l’abbondante portata di acqua dolce, l’aumento delle mucillagini e la presenza invasiva del granchio blu, sicuramente hanno dato il loro contributo. L’anomalo evento alluvionale che ha caratterizzato il mese di maggio 2024 ha innescato – come ricorda Marino Regeni, presidente del Consorzio Gestione Molluschi di Monfalcone (Cogemo) – una serie di eventi che, agevolati dall’innalzamento delle temperature medie delle acque marine a causa della crisi climatica (+1,5 °C di media negli ultimi 40 anni), hanno portato allo sviluppo del fenomeno della mucillagine, generatosi nelle acque dell’Alto Adriatico dopo un lungo periodo di assenza, che ha creato problematiche diffuse ai diversi settori economici delle attività in mare. La fase successiva è la deposizione sugli strati inferiori della colonna d’acqua, con conseguente scarso ricambio di ossigeno per mancato rimescolamento delle acque a causa di sbalzi di temperatura, che si ripercuote sui banchi naturali di molluschi. Strati mucillaginosi molto compatti ed estesi verticalmente compromettono il ricambio gassoso e impediscono la sedimentazione del plancton e delle particelle che possono avere valore alimentare; una copertura omogenea rende inefficaci i tentativi di allontanamento anche per le specie dotate di ampia motilità; la persistenza del fenomeno comporta l’esaurimento delle riserve degli individui e il consumo dell’ossigeno disciolto al di sotto degli strati di mucillagine. Questo fenomeno si propone a seguito della presenza contemporanea di determinati elementi e, nel 2024, si è verificato accentuato, come non accadeva da diversi anni.
Con il proseguire dell’estate si sono riscontrati vari fenomeni di moria la cui causa è ascrivibile all’elevata temperatura misurata nella colonna d’acqua sul fondo (anche maggiore di 28 °C) che compromette la sopravvivenza dei molluschi bivalvi dei fondali marini. A causa del combinato disposto di questi fenomeni un’intera economia e tutto l’indotto sono al collasso.
«Con tutta la nostra preoccupazione, dunque – dicono Ghenda e Regeni – facciamo appello agli amministratori pubblici e agli Enti competenti perché attivino misure urgenti per uscire da questa situazione, con maggiore ricerca e un puntuale monitoraggio della situazione ecologica lagunare».