«Non siamo qui per mettere a terra il nostro impegno per la comunità, perché è quello che già facciamo tutti i nostri giorni. Siamo qui per alzare lo sguardo, per costruire una visione sul futuro nostro e della società in cui viviamo». Il presidente del Mo.Vi Fvg Dino Del Savio spiega così le ragioni che hanno riunito sabato 30 novembre a Udine attivisti e associazioni di tutta la regione, per discutere i contenuti del Manifesto 2024 del Volontariato Fvg. Frutto di un percorso durato 5 mesi, di 26 incontri sul territorio che hanno coinvolto centinaia di volontari, il documento sarà presentato giovedì 5 dicembre a Udine e Pordenone, in due incontri di confronto con le istituzioni regionali e locali, organizzati in occasione della Giornata internazionale del Volontariato. «È l’espressione di un mondo, quello del terzo settore, che conta in questa regione su una risorsa fatta di 8.500 realtà, non solo associative, e di oltre 160mila volontari, capace di dare un contributo quotidiano allo sviluppo sociale, economico e culturale di questa regione», sottolinea il presidente del Mo.Vi Fvg, che organizza assieme all’associazione Mission 2.0 il Meeting di Udine e il percorso di avvicinamento al 5 dicembre, in collaborazione con il Forum del terzo Settore e del Centro Servizi Volontariato (Csv).
Introdotto dai saluti di Stefano Gasparin, assessore alle politiche sociali del Comune di Udine, e del prorettore dell’ateneo friulano Andrea Cafarelli, il meeting ha visto anche un intervento dell’arcivescovo di Udine, mons. Riccardo Lamba. Cinque i gruppi di lavoro che hanno discusso i contenuti del manifesto, elaborati dal pedagogista Franco Santamaria (tra i contributi ai lavori anche quelli del vicepresidente nazionale del Mo.Vi. Giovanni Serra e di Luciano Gallo, esperto di sviluppo locale). «In un presente dominato dalle paure e dall’individualismo – spiega Santamaria presentando le dieci coordinate su cui è imperniato il documento – il mondo del volontariato continua ad avere come bussola e dimensione fondativa il valore della prossimità, esempio di una generosità diffusa tanto più irrinunciabile di fronte alla crescita delle povertà economiche, sociali e relazionali. Segno che il prossimo non è morto».
Tutela della salute, contrasto al disagio, educazione, tutela dell’ambiente: questi i principali ambiti in cui il mondo del volontariato intende continuare a dare il suo contributo, rivendicando anche l’esigenza di un confronto con le istituzioni regionali e locali. A sottolinearlo anche Marco Iob, portavoce del Forum del Terzo settore. «Ciò che è venuto meno in questi ultimi anni – dichiara – è il livello di rappresentanza del volontariato, un volontariato che non si limiti ad agire nella pratica, ma pensa, riflette e propone. Una dimensione che richiede di ricostruire sedi di confronto e dialogo con le istituzioni, com’erano un tempo le assemblee del volontariato, anche attraverso un lavoro di manutenzione e di riscrittura delle leggi regionali». Da qui la proposta, che sarà uno dei temi centrali del 5 dicembre, di avviare un processo di riforma della legislazione regionale in materia di partecipazione, volontariato e terzo settore. Mo.Vi, Mission 2.0, Forum e Csv ne hanno discusso con rappresentanti del mondo imprenditoriale e della cultura, in una tavola rotonda con il vicepresidente nazionale di Ance Confindustria Pietro Petrucco, con la critica letteraria Martina Delpiccolo, la scrittrice e attivista ambientale Sara Segantin (assente per motivi di salute il presidente del Consiglio regionale Mauro Bordin), con i giuristi Emanuele Rossi (Scuola Sant’Anna di Pisa) e Gregorio Arena (Università di Trento), due tra i massimi esperti nazionali in materia di sussidiarietà e amministrazione condivisa.
La sfida, quindi, è anche politica. «Di fronte all’aumento delle disuguaglianze sociali, alla crisi delle relazioni e a sfide cruciali come l’emergenza climatica – conferma Del Savio – il volontariato intende continuare ad avere un ruolo di coscienza critica, di portavoce e garante dei diritti delle persone, nella consapevolezza di svolgere un ruolo anche politico, nel senso più concreto e alto di questo termine, e che speranza e fiducia sono dimensioni indispensabili per interpretare il presente e re-immaginare il futuro, per chiederci in che direzione va la società in cui viviamo e qual è il modello di comunità che vogliamo lasciare alle nuove generazioni».