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L'editoriale

Dal voto alla partecipazione

Si dice che il primo partito in Italia sia quello degli astenuti. È un adagio che ritorna, specie in coda ad appuntamenti come il weekend elettorale che ci siamo lasciati alle spalle. Al solito queste circostanze sono occasioni e tempo di bilanci, in cui si cerca di misurare la salute di una democrazia, ma anche, nel piccolo, dei territori, guardando ai numeri che escono dalle urne: votanti, quorum, astenuti sono l’unità di misura con cui proviamo a fotografare la situazione delle nostre comunità, le dinamiche di coinvolgimento, la coesione, la conflittualità manifesta o latente.

Ma può forse essere il voto l’unica misura della partecipazione? Spesso sovrapponiamo nel nostro immaginario la democrazia al voto; confondiamo la rappresentazione e il suo strumento tecnico, il voto, con la partecipazione, che è il grande fine contenuto nell’articolo 3 della nostra costituzione. Per questo è miope guardare solo il voto: il voto esprime -o non esprime- sempre altro, è conseguenza, punto di arrivo di processi più profondi di attivazione di risorse, creatività e relazioni al servizio del bene comune.

Il tema della partecipazione e della democrazia sarà anche per questo al centro della 50ª Settimana Sociale dei cattolici in Italia, che prenderà il via il prossimo luglio a Trieste: cinque giorni di incontri, laboratori, confronti e domande sui grandi temi del nostro presente, in cui approfondire le ragioni e le vie per un agire nella società evangelicamente ispirato. Attraversiamo infatti un tempo, descrive il Documento preparatorio, in cui “si assiste ad un ritrarsi nel privato, ad una stanchezza che non lascia spazio per la vita comunitaria, ad una rinuncia alla fatica delle relazioni”.

Quali risposte offrire? In un’epoca plurale e complessa, dove tutto è a un tempo connesso e frammentato, “la partecipazione è il motore che tiene in movimento le società, che formula le domande e suscita le risposte organizzate”. La Settimana vuole per questo essere un’occasione di ascolto, dialogo, articolazione di visioni comuni capaci di tradursi in progetti ed esperienze concrete; non un evento, ma una fase di un più ampio processo, in sintonia con il Cammino Sinodale che la Chiesa italiana sta vivendo. La partecipazione è infatti un altro nome dello stile con cui la comunità cristiana abita la storia. Testimonianza di fronte al mondo di un Dio che è relazione, la partecipazione diventa anche il codice con cui operare al servizio di un autentico sviluppo dell’uomo; a partire dalle case, dai quartieri, dai contesti di lavoro, dalle amministrazioni locali. E non si può fare senza gli altri!

Se si assume questa prospettiva gli appuntamenti elettorali acquisiscono un valore diverso: non sono più il momento in cui dare un numero alla propria capacità di influenza (e quanto, per esempio, il dibattito sulle elezioni europee nel nostro paese si traduce in una gara di conteggi interni?), quanto un momento in cui incoraggiare le esperienze di partecipazione che già ci sono, le cose nuove che nascono, le giovani generazioni che si mettono in campo accanto alle vecchie, anche nelle nostre comunità. A ciascuno il compito di porvi attenzione, incoraggiare, prendervi parte.

Tommaso Nin
Membro della delegazione diocesana alla Settimana Sociale dei Cattolici di Trieste

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