In una società che invecchia, il diabete è una malattia con la quale un numero crescente di persone deve fare i conti e anche – purtroppo – una malattia ancora poco diagnosticata. In Friuli-Venezia Giulia sono 95mila i malati di diabete di “tipo 2”, a cui si aggiungono circa 30 mila persone che non sanno di averlo. Se ne è parlato a Udine durante il recente convegno “La pandemia diabete di tipo 2” organizzato da Motore Sanità e il nostro settimanale sul numero di questa settimana (ed. 5 del 31/01/2024) ha dedicato al tema un ampio servizio curato da Valentina Pagani e Valentina Zanella.
Il dott. Andrea Da Porto, referente regionale dell’Associazione medici diabetologi, intervistato a margine del convegno da Radio Spazio ha infatti spiegato che nei confronti di questa malattia «un corretto stile di vita, con attività fisica e dieta sana, può davvero fare la differenza».
Nell’intervista pubblicata su “la Vita Cattolica” il dott. Da Porto afferma tra l’altro che il diabete «è sicuramente una delle pandemie che affliggono la nostra società. È una malattia cronica che tende ad aumentare con l’età, purtroppo però si sta diffondendo molto in età giovanile e anche in età pediatrica a causa dell’incremento di stili di vita non corretti: sedentarietà, cattive abitudini alimentari, progressiva espansione dell’obesità in tutte le fasce d’età… In regione parliamo di circa 95 mila persone malate. Si tratta dunque di una patologia che richiede un’organizzazione appropriata e una rete di specialisti formati per essere gestita al meglio».
Quali segnali devono metterci in allerta?
«Il diabete di tipo 2 all’inizio il più delle volte è asintomatico – risponde il diabetologo –. L’assenza di sintomi, però, è in un certo senso un problema, perché riduce la percezione del rischio e fa sì che le persone tendano a trascurare la gestione della malattia». Il rischio, prosegue Da Porto «è purtroppo la comparsa delle complicanze croniche del diabete: retinopatia, una delle prime cause di cecità in età avanzata; necropatia, tra le prime cause di accesso in dialisi in età avanzata, di “piede diabetico”… Sono tutte complicanze invalidanti, che influenzano molto la vita in modo negativo e che insorgono proprio perché si è ignorata la malattia per anni. Dunque chi ha il diabete, anche in fase iniziale, deve prenderne sul serio la gestione, così come il sistema deve farsi carico di una gestione adeguata del paziente a 360 gradi, anche (ma non solo) per evitare un’incidenza sul sistema sanitario di questi pazienti che se “complicati” incidono molto di più».