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Diaconi, ponte tra Chiesa e mondo. L’indagine

Durante le celebrazioni vestono la stola “di traverso”, oppure la dalmatica. Proclamano il Vangelo, spesso pronunciano l’omelia e sempre distribuiscono l’Eucaristia, anche se non possono consacrarla. Al di fuori delle celebrazioni, invece, si occupano di carità, visitano i malati e supportano le attività pastorali. Alcuni hanno un impiego professionale, molti hanno famiglia. Sono i diaconi (cui spesso si aggiunge l’aggettivo “permanenti”), uomini che hanno ricevuto il primo grado del sacramento dell’ordine (gli altri gradi sono il presbiterato per i preti e l’episcopato per i Vescovi). Su di loro e sul loro servizio è stata svolta una ricerca sociologica nelle quindici Diocesi del Nord-est, presentata lo scorso 10 settembre ai Vescovi riuniti nell’incontro autunnale della CET, la Conferenza Episcopale del Triveneto.

Alla ricerca hanno risposto il 60% dei 388 diaconi del Nord-est: parliamo di 233 risposte. In Italia i diaconi sono circa 4.800.

L’esito della ricerca: famiglia, lavoro da conciliare con il servizio ecclesiale

La “fotografia” del diaconato nel Nord-est ha restituito un’immagine positiva del ministero diaconale, pur rimarcando alcuni aspetti non ancora chiari, come per esempio «l’indefinitezza del ruolo diaconale» che «incide sulla percezione e sulla valutazione del loro servizio da parte di Vescovi e presbiteri». L’età media dei rispondenti è di 66 anni.

L’esito della ricerca è riportato nell’edizione del 25 settembre 2024 de La Vita Cattolica.

Il diacono durante le celebrazioni veste con la stola di traverso o la dalmatica

I diaconi nell’Arcidiocesi di Udine

Sono 31 i diaconi in servizio nell’Arcidiocesi di Udine, con un’età media di 71 anni, nettamente maggiore rispetto alla media del Nord-est. Il più giovane ha 47 anni, mentre il più anziano ha un’età di 84 anni. Gli ultimi diaconi a essere ordinati hanno ricevuto il ministero nel 2023; il più longevo invece è diacono dal 1977. Vi sono alcuni friulani aspiranti al diaconato.

Sette diaconi prestano servizio in ospedali o case di riposo, mentre sei sono impegnati in servizi di Curia. Tutti loro, salvo rarissime eccezioni dovute all’età, fanno servizio nelle rispettive Collaborazioni pastorali, sostenendo la liturgia. Si contano sulle dita di una mano i diaconi udinesi ancora impegnati in un’attività lavorativa; molto pochi anche coloro che vivono il celibato, mentre quasi tutti i loro “colleghi” hanno moglie e figli.

Fiorino Miani, 32 anni di diaconato. «È stato un innamoramento»

«È stato come un innamoramento, qualcosa di forte, che ti fa capire che quello è il tuo momento». Sono passati più di tre decenni, ma Fiorino trattiene ancora a stento la commozione nel ricordare il tempo in cui la vocazione al diaconato ha fatto capolino nella sua vita. «Quando è successo tutte le porte si sono spalancate – rievoca ai microfoni di Radio Spazio, intervistato da Valentina Pagani –. È stato come sollevare la vela e sentire Qualcuno che vi soffiava dentro… È bastato lasciarmi trasportare».

72 anni, originario di Laipacco, Fiorino Miani è diacono permanente da ben 32 anni. La sua testimonianza è disponibile sul numero de La Vita Cattolica del 25 settembre 2024.

Il diacono Fiorino Miani (primo a destra) con il figlio Davide (sacerdote salesiano) e la moglie Sandra

Ma chi è il diacono?

Un diacono è un ministro ordinato: come tale, pertanto, fa parte del clero. Deve il suo nome al vocabolo “diaconia” che significa servizio. Il diaconato permanente, il cui percorso ministeriale non è volto al sacerdozio, è un ministero «della soglia» in quanto chi lo svolge è chiamato a stare fra il mondo e il sacro. I diaconi permanenti possono essere ordinati tra i battezzati celibi e anche tra coloro che sono sposati; se però sono celibi, dopo l’ordinazione diaconale non possono più sposarsi. Se sono sposati, per l’ordinazione è necessario il consenso della moglie. In ogni caso, i diaconi permanenti non vanno confusi con i diaconi transeunti (ossia “in transito” verso il sacerdozio, secondo grado dell’ordine sacro).

Riguardo ai ruoli, il diacono è principalmente un «dispensatore della carità»: così lo definiscono i Vescovi italiani. Nelle comunità i diaconi animano il servizio della carità: assistono i malati, portano la comunione agli infermi, animano la caritas locale. Nella liturgia, il compito principale del diacono è proclamare il Vangelo durante la Messa. L’identità diaconale si lega quindi simbolicamente, ma strettamente, all’evangelizzazione. Poi c’è il compito di “santificare”: il diacono amministra il Battesimo, distribuisce la Comunione, benedice il Matrimonio, preside le esequie. Si tratta dunque di un servizio di prossimità.

Il diacono non può celebrare la Messa: al limite può presiedere una Liturgia della Parola. Nella liturgia egli si riconosce perché, a differenza dei presbiteri, veste la stola “alla maniera diaconale”, ossia di traverso. Il diacono può anche vestire la dalmatica, un antico paramento riservato proprio al servizio liturgico diaconale. Il legame tra carità ed evangelizzazione è tipico del diacono fin dalla sua ordinazione: nel rito di ordinazione diaconale, infatti, il Vangelo è consegnato nelle mani dei diaconi: questo significa che i diaconi sono chiamati a portare fra la gente la Parola seguendo il magistero dei pastori.

La Vita Cattolica del 25 settembre presenta un ampio approfondimento sul diaconato permanente, con le parole dell’arcivescovo mons. Andrea Bruno Mazzocato (delegato dei Vescovi del Nord-est per il diaconato), la testimonianza completa del diacono Fiorino Miani e l’intervento di don Federico Grosso, delegato diocesano per il diaconato permanente.

Giovanni Lesa e Valentina Zanella

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