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Domanda e offerta di lavoro, difficoltà “culturale”. Intervista con Daniele Marini

La “leggerezza”. Dal lavoro alla vita. È la terza transizione – “culturale”, così la definisce Daniele Marini – dopo quella ecologica e digitale. Il sociologo, docente all’Università di Padova, ne tratta a fondo nel suo libro, fresco di stampa, “Il Posto del Lavoro. La rivoluzione dei valori della GenZ”. «Guardando alla dimensione del lavoro e alle sue prospettive future, più che dello smart working, siamo al cospetto dell’avvento del light working: una «leggerezza» assegnata al lavoro. Ben inteso: il lavoro continua a essere una “fatica”, benché sempre più alleviato dalle strumentazioni tecnologiche che attenuano lo sforzo fisico di diverse mansioni. Ma diventa “leggero” soprattutto per il peso e il valore simbolico che va occupando nell’orizzonte delle persone, soprattutto delle giovani generazioni».

I giovani stanno dunque cambiando la gerarchia dei valori?

«Considerando l’orizzonte dei valori di riferimento che ispirano la vita delle persone scaturisce una gerarchia che vede primeggiare quattro dimensioni: la famiglia (89,5%), la cura della propria salute (86,5%), il farsi una cultura (82,7%) e il tempo libero (80,9). Così da una recente ricerca. L’attenzione alla salubrità e la fruizione del tempo libero costituiscono oggi i pilastri di riferimento per la grande maggioranza degli italiani».

Il lavoro e la religione dove si piazzano?

«Il lavoro (69,4%) e la dimensione amicale (71,3%) sono più staccati, seguiti dall’impegno sociale (50,8%) e il fare sport (47,2%). La religione (33,2%) è collocata al fondo della classifica a confermare come da tempo la dimensione del sacro non rappresenti più il filo rosso della vita degli individui. E, da ultima, incontriamo la politica (29,5%)».

Si spiega così la difficoltà delle imprese (e non solo) di trovare collaboratori? E di trattenerli quando ce li hanno?

«Il lavoro rimane un elemento fondante di identificazione sociale per sé e per gli altri, anche per le giovani generazioni. Ha una sua centralità perché ha una valenza “espressiva” (40,2%): dà significato alla propria vita, consente di avere soddisfazioni e raggiungere il successo. Nello stesso tempo, il lavoro è in “condominio” con altri aspetti della vita».

Quindi?

«Quindi ha una “centralità marginale” nell’orizzonte simbolico della gioventù. In questo senso, diventa leggero nel suo peso specifico quale cardine unico (o prevalente) di vita per le persone».

L’intervista completa con Daniele Marini, a cura di Francesco Dal Mas, si può leggere su La Vita Cattolica pubblicata mercoledì 17 luglio 2024.

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