Ha preso l’aereo prima delle 7 di mattina per essere in Vaticano verso le 9.30. Mercoledì 23 aprile, mentre la salma del defunto Santo Padre veniva traslata nella basilica vaticana, don Pietro Giassi, amministratore parrocchiale delle Parrocchie udinesi di San Pio X e del Cristo, si è recato a Roma per omaggiare il feretro di Papa Francesco. E mercoledì era lì, a pregare dinanzi al corpo del defunto Papa. «L’idea è stata quasi automatica, già due anni fa sono sceso velocemente a Roma per salutare nella stessa maniera anche Papa Benedetto. Era doveroso», spiega.
Don Pietro Giassi: perché questo viaggio-lampo?
«Ho un legame con il Santo Padre che ho sempre voluto coltivare. Sia per me, sia con i fedeli che mi sono stati affidati. In tantissime occasioni (liturgie piuttosto che altri momenti di preghiera) cerco di portare testi dei papi, in particolare, in questo ultimo periodo, di Papa Francesco. Questo al di là del sentimento che una persona può avere verso il Santo Padre, che può piacere o no. A mio avviso questo viene è secondario: il Santo Padre è il Santo Padre e deve confermarci nella fede. Il Papa in questa occasione ci sta riportando in chiesa proprio per confermare la nostra fede nella risurrezione.»

Cosa ha vissuto a San Pietro?
«Sono arrivato mentre i cardinali stavano accompagnando il feretro all’interno della basilica. Di conseguenza abbiamo dovuto aspettare la conclusione dei riti legati all’esposizione della salma. Abbiamo avuto modo di entrare lentamente e poi, di fronte al Papa, ci hanno fatto transitare velocemente perché i pellegrini stavano diventando sempre più numerosi.»
Era solo?
«Sì, ma durante l’attesa, in coda, ho conosciuto altre persone.»
Qual è stato il suo pensiero davanti al defunto Pontefice?
Sarò molto sincero: sono stato molto contento. Quello che sentivo di dirgli, in modo semplice ma molto sentito, era un sincero grazie. Era una gratitudine che avevo anche verso mia madre, recentemente scomparsa. La morte del Papa mi ha fatto vivere un’emozione molto simile a quando mio papà mi ha comunicato del decesso di mia madre. Mi sono sentito come ferito, improvvisamente mi mancava un pezzo. Non nascondo le lacrime, abbondanti per entrambi. Anche da qui si capisce anche il perché di questa corsa a Roma.»

Qual era il clima dei fedeli di fronte al Papa?
«Di fronte al feretro, sarò sincero, mi sono tornate alla mente le parole di San Paolo quando dice che siamo diventati “spettacolo per il mondo”.»
In che senso?
Perché tante persone facevano video, scattavano foto e selfie, cosa che con alcuni dei presenti abbiamo ritenuto decisamente fuori luogo. Se qualcuno è andato fino lì anche con, diciamo, poca fede, voglio sperare che il Signore abbia approfittato di questa occasione per toccargli il cuore.»
C’erano anche molti fedeli in preghiera…
«Certo, sicuramente. Nel mio caso, poi, ho avuto l’occasione di fermarmi a celebrare la Messa proprio lì, in Basilica di San Pietro, perché subito dopo il mio passaggio c’era la celebrazione. E per rinnovare il grazie al Papa.»
Giovanni Lesa