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Economia, tecnologia e intelligenza artificiale: nel 2025 il Friuli di fronte alle nuove incognite

Il Friuli entra nella rivoluzione dell’intelligenza artificiale. Ma senza la necessaria consapevolezza. Il 2025 come ci dovrà essere di aiuto? «È vero, viviamo immersi in un flusso continuo di transizioni. Non abbiamo ancora ben compreso e concretizzato la cosiddetta “quarta rivoluzione industriale”, che già si affaccia la quinta con caratteristiche proprie e innovative; non fanno in tempo ad affermarsi le transizioni gemelle (twin transition) ed irrompe impetuosamente l’intelligenza artificiale (AI), le cui applicazioni aprono nuove incognite, riflessioni e interrogativi anche di carattere antropologico ed etico».

Il sociologo Daniele Marini

Lo ammette il sociologo Daniele Marini, docente all’Università di Padova, che insieme a numerosi e qualificati collaboratori ha dato alle stampe la nuova edizione di “MutaMenti” promossa da Federazione Veneta Bcc, Federazione del Nord Est delle Bcc e dalla Associazione regionale delle Banche di credito cooperativo, Casse rurali e artigiane del Friuli-Venezia Giulia, in partnership con Fondo Sviluppo Fvg e Fondo Sviluppo-Fondo mutualistico Confcooperative.

Il Friuli-Venezia Giulia come si affaccia al 2025 e, più in generale, alla rivoluzione dell’intelligenza artificiale?

«Con pochi giovani e un sistema produttivo di piccole e medie industrie che affronta con più fatica la trasformazione. Parlo del Friuli-V.G. come del Veneto. La crescita economica è rallentata rispetto al passato e una situazione demografica al lavoro ribaltata: se gli occupati under 35 erano, nel 2004, il 36% del totale contro il 19% della fascia 50-64, ora il rapporto si è capovolto, in una proporzione di 24% contro 38%. Questa è un’inversione che non può non costituire un rallentamento ai processi d’innovazione».

Quanti sanno che cos’è l’intelligenza artificiale?

«Nonostante sia un argomento di grande attualità nella comunicazione, solo il 40,9% degli italiani è in grado di rispondere correttamente e l’8,6% non è in grado di rispondere. Quote che nel Nordest scendono al 37,4% nel primo caso e salgono all’11,9% nel secondo. Dunque, nelle regioni di questa porzione d’Italia il grado di conoscenza risulta più limitato rispetto ad altri territori».

Come ci si pone davanti ai vantaggi e agli svantaggi dell’AI?

«Se dal grado di conoscenza passiamo alla valutazione sugli ipotetici vantaggi e svantaggi dell’introduzione dell’AI, in Italia quanti sottolineano gli aspetti positivi sono il 59,6%, contro il 50,4% che evidenzia quelli negativi. Nel Nordest otteniamo nel primo caso il 59,9% dei consensi, mentre i secondi salgono al 54,3%. Così, le preoccupazioni fra i nordestini paiono prevalere sulla media nazionale».

L’intervista completa, a cura di Francesco Dal Mas, è pubblicata sul numero de La Vita Cattolica del 1° gennaio 2025.

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