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Commento al Vangelo

Erano come pecore senza pastore

Dal Vangelo secondo Marco Mc 6, 30-34

In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare.
Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.
Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.

Parola del Signore.

Commento al Vangelo del 21 luglio 2024,
XVI Domenica del Tempo ordinario

A cura di don Davide Larcher

Don Davide Larcher

Sono felice che l’evangelista Marco, nella Parola che ci viene rivolta questa domenica, abbia voluto riportare l’accorato sentimento che trasmetteva lo sguardo di Gesù rivolto alla folla un po’ spaesata che con curiosità e speranza seguiva quel Rabbì che parlava di Dio con una intimità e sicurezza mai visti prima. Quello sguardo rivolto loro e quella emozione viscerale dev’essere rimasta impressa nel cuore dei discepoli, tanto da ricordare perfettamente che il Signore provò “compassione”. Nello sguardo di Gesù rivolto ai figli di Israele oramai allo sbando, sconquassati da una religione aggrovigliata nelle norme, da promesse disattese e speranze infrante, vedo in filigrana lo sguardo di tante mamme e papà che commossi e con una stretta al cuore mi confidano la preoccupazione per i figli di ora. Un po’ perché magari vivono quell’età appassionata e balorda che talvolta riserva qualche inciampo; un po’ per la preoccupazione nel constatare la mediocrità del mondo in cui crescono; un po’ perché tanti di loro hanno tutto, eppure è come se mancasse qualcosa di essenziale; altri s’accontentano di vivere una caricatura della vita.

Sono felice – dicevo – di sapere che il Signore Gesù ha nel cuore ciò che ha ogni mamma e ogni papà. Mentre Lui fa sue queste miserie e queste speranze, guardando la folla e ascoltando i racconti di gioia e di fatiche dei discepoli che consegnano a Gesù i frutti della loro prima missione, i tempi si stanno facendo bui, come quelli di ora. Nei versetti precedenti, Marco raccoglieva la notizia della morte di Giovanni Battista: chi osava riportare l’uomo a Dio, all’essenziale; chi osava dire la verità delle cose senza mezze misure e senza compromessi veniva rabbiosamente zittito.

Ma proprio mentre il gioco si fa duro, Gesù non chiede ai suoi di nascondersi, o di adeguarsi ai tempi o di compromettersi con essi. No, quei figli hanno bisogno di qualcuno che dica loro la verità e che indichi una strada su cui camminare sicuri, che solo con Dio la vita è veramente tale. Hanno riposto la fiducia in chi non ha mantenuto la promessa, e ora sono “pecore che non hanno pastore”. C’è bisogno di qualcuno che dia loro una scossa. Ora, come allora, è quanto mai necessario.

Per farlo, Gesù prende in disparte i suoi, e con loro anche noi, affinché si riposino un po’, ma soprattutto perché stiano nella sua benedetta compagnia. In fondo, quando Gesù li chiamò lo fece proprio per questo: “ne costituì Dodici, perché stessero con lui” (Mc 3,14).
È il momento, fratelli, di fermarci un attimo per stare con Lui, per tornare all’essenziale, per imparare a guardare la realtà con i suoi occhi, per trovare il coraggio di gridare a tutti la verità, senza mezze misure, senza nasconderci, perché le pecore senza pastore del duemilaventiquattro stanno domandando a gran voce al mondo annunciatori di questo mistero. Magari non sanno che ciò che il loro cuore cerca, talvolta affannandosi e senza trovare risposta nelle cose di quaggiù, è solamente un discepolo che gli parli con
coraggio di quel Dio fatto uomo che ha il cuore di mamma e papà.
don Davide Larcher

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