L’intervento per il Giorno del ricordo. Zanin: orrore causato da “un’ideologia comunista che voleva travolgere tutto”
“Siamo orgogliosi di quanto hanno saputo fare qui alla foiba di Basovizza i presidenti Mattarella e Pahor. Un gesto che ha avuto una valenza europea e internazionale, un segnale importante che speriamo tutti possano recepire. Purtroppo ci sono ancora studiosi o pseudostudiosi revisionisti, negazionisti, riduzionisti che non fanno un favore al ragionamento libero, minando continuamente la verità. Quando non c’è verità, non c’è libertà”.
Lo ha affermato oggi il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, in occasione della cerimonia tenutasi al monumento nazionale della Foiba di Basovizza nella ricorrenza del Giorno del Ricordo.
“Quando si raccontano menzogne sui drammi del 900 vissuti lungo questo confine, sul sangue versato su questa terra, le persone – ha sottolineato Fedriga – non sono libere di conoscere, di essere informate e di costruire insieme un futuro di pace”.
“Le istituzioni hanno il dovere, soprattutto verso le future generazioni, di tutelare e di custodire la verità non solo a parole ma attraverso fatti concreti. Per questo, come Amministrazione regionale, continuiamo a rispettare un impegno che ci siamo presi fin dall’inizio con i cittadini: quello di non collaborare – ha concluso il governatore – con realtà che trovano nel revisionismo la loro ragion d’essere”.
“Oggi tutti i morti attendono una preghiera, un gesto di pietà, un ricordo di affetto. Questo calvario, con il vertice sprofondato nelle viscere della terra, costituisce una grande cattedra che indica nella giustizia e nell’amore le vie della pace”.
Questi versi struggenti, passaggio fondamentale della “Preghiera degli infoibati” (composta nel 1959 da monsignor Antonio Santin, arcivescovo di Trieste e Capodistria), ben testimoniano il pathos e le emozioni che, nel corso di una mattinata rigida, hanno gravitato come macigni tra la ghiaia scricchiolante che circonda il monumento eretto a Basovizza (Trieste) per ricordare le migliaia di vittime gettate nelle foibe carsiche e le oltre 300mila persone che avevano dovuto lasciare dimore e affetti per dare vita a un esodo verso altri territori.
“Siamo qui per ricordare con grande partecipazione un dramma grandissimo – ha sottolineato il presidente del Consiglio regionale, Piero Mauro Zanin – e un orrore lasciatoci quale terribile eredità da quei tempi di contrapposizione tra la legittima identità italiana degli abitanti di queste terre e un’ideologia comunista che voleva travolgere tutto”.
Zanin ha preso la parola a margine della cerimonia commemorativa dedicata al Giorno del Ricordo che, promossa dal Comune di Trieste e dal Comitato per i Martiri delle foibe, per il secondo anno consecutivo (a causa delle norme sanitarie legate al
Covid-19) è stata limitata alle sole delegazioni istituzionali territoriali che, reduci dalla deposizione delle corone alla Foiba 149 di Monrupino, si sono spostate al sacrario di Basovizza dove hanno trovato ad accoglierli gonfaloni, bandiere e labari.
“Questa coinvolgente partecipazione – ha aggiunto il presidente del Consiglio Fvg – costituisce un atto dovuto nei confronti delle tante e tante vittime che sono state gettate nelle foibe, che sono state trucidate o che sono state mandate via dalle loro case. Quindi, essere qui ha un doppio valore: il Giorno della Memoria, certo, ma anche quello della testimonianza. Una testimonianza capace di avvertirci che non bisogna mai abbassare la guardia. Gli episodi avvenuti in ore più recenti, quando atti vandalici hanno colpito alcune insegne dedicate a Norma Cossetto, aggiungendo anche una serie di situazioni che cercano di negare o ridurre questa tragedia, confermano che c’è più che mai bisogno proprio di testimonianza”.
Il rito solenne è passato attraverso il tradizionale alzabandiera con l’esecuzione dell’Inno di Mameli, la lettura della motivazione della Medaglia d’oro al Valor militare concessa alla città di Trieste, gli onori tributati ai martiri delle foibe e la deposizione di corone d’alloro. Quindi, la benedizione da parte dell’arcivescovo di Trieste, monsignor Giampaolo Crepaldi, e gli interventi di Paolo Sardos Albertini, del primo cittadino del capoluogo giuliano, Roberto Dipiazza, e del governatore Fvg, Massimiliano Fedriga.
“La finalità della riduzione e della negazione – ha concluso Zanin – è proprio quella di far finta di nulla per ricominciare con quell’orrore che, allora, aveva portato fino alla tragedia delle foibe. Testimoniare, perciò, vuol dire tenere alta la fiamma di tutte quelle persone che hanno perso la vita a causa di un’ideologia sbagliata, sottolineando quanto davvero essa fosse realmente e concretamente sbagliata”.