La Commissione regionale pari opportunità uomo/donna (Crpo Fvg): in nessun caso qualcuno deve pensare di avere un’attenuante nell’uccisione di un essere umano. Cisl Udine e Bassa Friulana: la cultura della non violenza è responsabilità di tutti.
“L’ennesimo femminicidio, questo è il termine corretto”. Parla diretta, la presidente della Commissione regionale pari opportunità uomo/donna (Crpo Fvg), Dusy Marcolin, ripercorrendo in una nota la notizia di un marito che, ad Aquileia, ha ucciso la propria moglie, Marinella, di 66 anni. “Alcuni giornali aggiungono che stava passando un periodo difficile, come se questo – evidenzia la presidente – possa essere una giustificazione al reato di omicidio. Chi di noi non attraversa momenti difficili? Una persona che usa la violenza come soluzione ai momenti difficili è un pericolo”.
“La Crpo Fvg non può restare indifferente a un tale atto. Dall’analisi Istat 2018 emerge che, delle 133 donne ammazzate nel 2018, l’81,2% è stata uccisa da una persona conosciuta. In particolare, nel 54,9% dei casi dal partner attuale o dal precedente, nel 24,8% da un familiare (inclusi i figli e i genitori) e nell’1,5% da un’altra persona che conosceva (amici, colleghi, etc.). Questa lettura – è l’opinione della Marcolin – deve far riflettere ogni singolo individuo sulle motivazioni reali che portano al cosiddetto femminicidio, che non è paragonabile al reato di omicidio, dove la relazione tra vittima e carnefice è di origine diversa”. “Ci opponiamo fermamente al cercare giustificazioni del tutto lontane dalla realtà, perché in nessun caso qualcuno sotto stress, o per motivo alcuno, deve pensare di avere un’attenuante nell’uccisione di un essere umano a cui è, o è stato, emotivamente legato. Il valore delle relazioni personali deve essere un pregio, non un alibi per poter spiegare gravi colpe e disturbi psicologici”.
“Dobbiamo puntare su un cambio di rotta, a partire dalla cultura e dall’educazione dei giovani – sottolinea la responsabile della Crpo Fvg -. Bisogna dare maggior sostegno alle donne e garantire un servizio di vigilanza in tutte quelle situazioni critiche visibili, anche se non riusciremo a individuare le situazioni invisibili come quella di Marinella, purtroppo. Fondamentale è il ruolo dei media e della stampa, soprattutto nel non cercare false giustificazioni e attenuanti alle responsabilità individuali, piuttosto invitare le donne che vivono criticità familiari e non, a rivolgersi a centri di ascolto o segnalare gli abusi anche in forma anonima agli uffici preposti e al numero verde 1522”. Per la Marcolin non fa differenza se si tratta di violenza fisica o violenza psicologica, “perché è proprio a causa della violenza psicologica che le famiglie in cui mai si penserebbe possano accadere certe disgrazie si trasformano in protagoniste di episodi di cronaca nera”.
Cisl Udine e Bassa Friulana: più attenzione anche all’uso delle parole
Sul tragico episodio di cronaca interviene anche la Cisl di Udine e della Bassa Friulana, definendo il femminicidio “una piaga intollerabile, che va sanata attraverso la trasmissione di una cultura solida e radicata della non violenza ed un’educazione improntata al rispetto tra uomini e donne”. “Basta slogan” – commenta la coordinatrice della Cisl, Renata Della Ricca. “Quello che chiediamo è rispetto, l’affermazione del principio della parità tra uomini e donne, che deve essere trasmesso a tutti, partendo dai bambini e dai più giovani, e che va radicato anche attraverso un uso consapevole, rispettoso ed appropriato delle parole”.
In questa sfida – si legge in una nota della Cisl territoriale – il Sindacato continuerà a fare la sua parte. “E’ nostro preciso dovere – incalza Della Ricca – non solo sostenere la parità, che significa anche autonomia e possibilità di scelta, tra uomini e donne all’interno del mondo del lavoro, ma anche dare un aiuto concreto a tutte quelle vittime di violenza familiare, che anche sul nostro territorio sono più numerose di quanto si possa immaginare e che vivono situazioni drammatiche, spesso, purtroppo, senza trovare i coraggio di denunciare”.
“Basti pensare che, prima del lock down, che sicuramente ha aggravato la condizione di molte donne, nel nostro centro di ascolto di San Giorgio di Nogaro, seguito anche dall’Associazione Zero/Tre, si sono rivolte già una decina di persone per trovare assistenza ed aiuto. Un dato che ci fa riflettere ed andare avanti con ancora più determinazione nella nostra azione” – afferma ancora Della Ricca, che conclude con un appello: “Se vogliamo però fare in modo che a vincere sia la cultura del rispetto, iniziamo a dare il giusto valore anche alle parole: troppo spesso assistiamo ad un uso del linguaggio superficiale, violento, offensivo, che penalizza la donna (“tanto se l’è cercata) e toglie responsabilità a chi si macchia di comportamenti e crimini violenti (“era stressato”).