Secondo il primo cittadino le scadenze previste dal Dpcm non trovano motivazione ragionevole in città. “Udine presenta dati tra i migliori del Nord Italia per quanto riguarda i casi di positività da Covid-19”. E “mantenere ferma la data del primo giugno per la riapertura di bar, ristoranti e parrucchieri significa condannare a morte un intero comparto e creare drammatici danni economici il cui impatto sarà di portata decennale”
Il sindaco di Udine, Pietro Fontanini, ha inviato una lettera al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, per chiedere di “prendere in considerazione il fatto di anticipare, per la città di Udine, le scadenze previste nel Dpcm di ieri”. Lo annuncia in una nota l’Amministrazione comunale.
Secondo Fontanini, “mantenere ferma la data del primo giugno per la riapertura di bar, ristoranti e parrucchieri significa condannare a morte un intero comparto e creare drammatici danni economici il cui impatto sarà di portata decennale”: “Udine presenta dati tra i migliori del Nord Italia per quanto riguarda i casi di positività da Covid-19” e “anche l’autorevole rivista Forbes, attraverso un incrocio di parametri elaborati dalla società EY, individua in Udine e Pordenone gli unici capoluoghi di provincia del Nord Italia pronti alla ripartenza”.
Fontanini presenta poi al premier alcune cifre che testimoniamo, a suo avviso, il superamento della fase critica in città: “i numeri sui contagi da alcuni giorni sono stabili sotto i trenta casi sui 100.000 abitanti, con un indice in costante calo che si aggira attorno allo 0,5. Anche per quanto riguarda i decessi – aggiunge – la situazione è sotto controllo: ad oggi infatti i morti sono due”. Per Fontanini, “alla luce di questi numeri, le scadenze previste nel suo Dpcm di ieri, benché giustissime per realtà nelle quali la situazione è ancora critica, non trovano nel nostro caso una motivazione ragionevole”.