«Liberaci Signore da ogni male» è il titolo della mattinata di preghiera promossa dall’Apostolato della Preghiera diocesano per sabato 10 febbraio, vigilia della Giornata mondiale del malato, al Santuario di Ribis, dedicato alla Beata Vergine del Carmine (nella foto).
La mattinata si aprirà alle 9 con l’accoglienza e proseguirà con l’adorazione eucaristica con particolare intenzione a favore dei malati. Durante la preghiera alcuni sacerdoti saranno disponibili per le confessioni. Alle 10 la Santa Messa presieduta da mons. Dino Bressan e concelebrata dai sacerdoti presenti; al termine, sarà impartito il Sacramento dell’Unzione degli infermi.
La mattinata proseguirà alle 11.15 con un intervento di don Paolo Scapin sul tema «La compassione».
Infine, pranzo comunitario tra tutti i presenti.
L’incontro non è rivolto soltanto a coloro che aderiscono al gruppo diocesano dell’Apostolato della preghiera: possono partecipare, infatti, tutti coloro che desiderano pregare per gli ammalati delle rispettive comunità. Compatibilmente con le condizioni di salute, possono partecipare anche persone in stato di malattia o parziale infermità.
Che cos’è l’Apostolato della preghiera
L’Apostolato della Preghiera (AdP) è un’associazione pubblica di fedeli che ha lo scopo di vivere e propagare la devozione al Sacro Cuore di Gesù. Esso nacque in Francia, a Vals, presso Le Puy, il 3 dicembre 1844, ad opera del padre gesuita Francesco Saverio Gautrelet, e fu pensata inizialmente per degli studenti gesuiti, ma si diffuse subito al di fuori dello scolasticato di Vals; il padre Gautrelet avviò una piccola organizzazione denominata Apostolato della Preghiera, che fu approvata dal vescovo di Le Puy e successivamente dai Papi, a cominciare da Pio IX.
Oggi l’Apostolato della Preghiera è presente in tutto il mondo, ed ha almeno 45 milioni di iscritti.
Ogni mese l’AdP riceve dal Papa e dai vescovi del proprio paese le intenzioni mensili, che orientano a sentire con la Chiesa e che sono finestre aperte sui problemi attuali del mondo; attraverso di esse gli aderenti vivono l’aggancio tra la loro vita spirituale e «le gioie e le speranze, delle tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono» (Gaudium et Spes, 1).