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Giornata della gioventù, l’Arcivescovo: «Che bello avere un Re d’amore come Gesù»

C’è il foliage al Lago di Ragogna. I colori grigio-dorati della vegetazione lacustre si mescolano con il giallo-arancio del fogliame circostante, il sole tra gli alberi a coronare l’atmosfera. Un freddo pungente fa delineare, nitidi, i contorni delle montagne lontane. E un brulicare di vita, vita giovane, si accalca attorno alle sponde del laghetto. Arrivano da tutta la Diocesi, sono moltissimi: all’invito di un precario microfono portatile, poco meno di trecento adolescenti e giovani formano un grande cerchio, pronti a immergersi in un ascolto colorato dei colori dell’autunno. Domenica 24 novembre è iniziato così il pomeriggio della Giornata mondiale della gioventù per i giovani della Chiesa udinese.

Don Daniele Morettin, direttore dell’Ufficio diocesano di Pastorale giovanile, introduce il pomeriggio di attività e preghiera. Con lui l’arcivescovo mons. Riccardo Lamba e don Davide Larcher, vicario parrocchiale di San Daniele.

In mezzo ai giovani, indistinguibile se non per la capigliatura bianca, l’arcivescovo mons. Riccardo Lamba. «Sono felice di essere qui» esordisce, con semplicità. «Papa Francesco dice che il pastore deve stare davanti alle pecore, quando non dietro o in mezzo. Sono felice di mettermi in cammino con voi. Andiamo!». E via, un passo dopo l’altro, verso la vicina San Daniele.

Passi tra natura e spirito, a caccia di “zavorre”

La Pastorale giovanile diocesana, regista del pomeriggio, ha preparato tutto nei minimi dettagli (cosa non facile con trecento giovanotti). Piccole mongolfiere colorate punteggiavano l’area attorno al Lago, ispirate alle parole che Papa Francesco ha rivolto ai giovani nel Messaggio per la GMG di quest’anno. «Bisogna togliere la zavorra per librarsi in alto», spiegano. Ed è tutto un via-vai di foglietti colorati, su cui i giovanissimi scrivono con mani infreddolite quelle zavorre che appesantiscono cuore, da affidare al Signore e alle sue forbici capaci di libertà.

Il gruppo dei giovanissimi partecipanti alla GMG va verso San Daniele

Piano piano il corteo si snoda nella campagna sandanielese, giungendo alle pendici del colle della cittadina. Tre grupponi vivono altrettante testimonianze, animando i viottoli del centro storico verso la Pieve di San Daniele, la splendida Biblioteca Guarneriana e la chiesa di Santa Maria della Fratta.

È il momento dei racconti. C’è chi condivide esperienze missionarie in Albania o in Sierra Leone, chi invece di un servizio professionale speso nella medicina, con spirito di amore per i malati. Chi, ancora, ha scelto strade di consacrazione o di un matrimonio arricchito – per Grazia – dalla nascita di alcuni bambini. O, ancora, esperienze di carità e pellegrinaggi che cambiano la vita. Vita che porta vite, tagliuzzando le zavorre che rischiano di non far dire i che contano davvero, quelli che gonfiano in alto la mongolfiera, quella sì, metafora di vita.

Uno dei momenti delle testimonianze

La pausa – e la cioccolata calda – fanno il resto. Mescolanze di felpe da oratorio, cellulari in tasca, mani che ghermiscono tazze fumanti. Sorrisi sereni. No, questo pomeriggio non si pensa allo studio che incalza o alle incombenze di casa. Anche queste, a volte, sono zavorre. Per una volta c’è dell’altro.

Mons. De Cecco: «Giovani, siete un dono per San Daniele»

Viene il tempo della Messa. Il duomo di San Daniele – non certo la più piccola chiesa della zona – è gremito, si fatica a trovare posto. Vale anche per il presbiterio: ben dieci i sacerdoti concelebranti, assieme a diversi seminaristi – nella domenica della Giornata del Seminario – e numerosi ministranti.

«Benvenuto a San Daniele, siamo felici di accoglierla per la prima volta tra noi!». È mons. Sergio De Cecco, il parroco, a fare gli onori di casa. Lui che assieme a don Davide Larcher, vicario parrocchiale, ha spalancato di accoglienza la cittadina collinare. «Ringrazio l’amministrazione comunale per il supporto: una città oggi si è mossa per voi» ha proseguito, guardando il sindaco Pietro Valent, presente alla celebrazione. E rivolto ai giovani: «La vostra presenza qui è un dono per San Daniele! Grazie per farci vedere che c’è una Chiesa giovane!»

Ben dieci i sacerdoti concelebranti assieme all’Arcivescovo

L’Arcivescovo: «Gesù, come è bello avere un Re come te!»

Non semplice la Liturgia di questa domenica, Cristo Re. Durante l’omelia l’Arcivescovo non ha esitato a indirizzare le sue parole dritte al nocciolo della giornata, giocando sul dialogo tra Gesù e Ponzio Pilato riportato dalla Liturgia. «Il Vangelo che abbiamo ascoltato inizia con una domanda di Pilato a Gesù: “Dunque, tu sei re?”. Gesù non risponde subito, ma rilancia un’altra domanda. Cosa avremmo chiesto noi a Gesù per chiedergli se è Re? Quanti followers ha sui social? Quale influenza esercita sulla finanza, l’entità del conto in banca? Gesù – ha affermato Lamba – avrebbe risposto non a parole, ma mettendo in atto ciò per cui è Re: morire sulla croce».

L’omelia dell’Arcivescovo

«Gesù aveva un asso nella manica – ha rilanciato l’Arcivescovo -: dimostrare che si è Re quando si dona tutto se stesso per amore. Ecco la vera regalità! Amare a braccia aperte per accoglierci sempre, anche quando sbagliamo e torniamo a Lui. Così avrebbe risposto Gesù».

«Signore – ha concluso mons. Lamba -, come è bello avere un Re come te! Un Re dell’amore, che ci ama infinitamente per spalancarci le porte della vita eterna. Non c’è altro modo di vivere la vita che così».

Don Morettin: «Piccoli passi possibili di speranza»

«In questa GMG – ha affermato in chiusura di celebrazione don Daniele Morettin, direttore dell’Ufficio di Pastorale giovanile – abbiamo cercato di sperimentare quanto Papa Francesco ci scrive nel suo Messaggio: “quanti sperano nel Signore camminano senza stancarsi”. Con l’immagine della mongolfiera – ha proseguito – abbiamo guardato le nostre vite cercando di riconoscere alcune situazioni di buio e di pesantezza che non ci permettono di prendere il volo. I testimoni che abbiamo ascoltato oggi ci hanno fatto capire che si possono fare alcuni “piccoli passi possibili” di speranza. Offriamoli al Signore».

Passi che ora si concretizzano ulteriormente nelle Parrocchie e nelle Collaborazioni pastorali, verso l’Avvento che, quest’anno, sfocia nel grande Giubileo «Pellegrini di speranza». Ma quello sarà un altro cammino, un altro capitolo della storia.

Giovanni Lesa

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