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“Giovani, una generazione in difficoltà?” Daniele Fedeli alla Spes

«I giovani hanno bisogno di luoghi in cui poter far sentire la propria voce, luoghi in cui possono assumere un ruolo da protagonista e non soltanto di chi deve essere guidato, accompagnato, educato. Hanno grandi potenzialità, ma bisogna dare loro modo di esprimerle. In una società che è sempre più complessa e con la quale è difficile confrontarsi, hanno bisogno di un mondo adulto che li ascolti». L’appello è di Daniele Fedeli, pedagogista, docente all’Università di Udine, esperto di problematiche emotive e comportamentali in età evolutiva e adolescenziale. Lunedì 16 dicembre Fedeli sarà ospite della Spes, la Scuola di politica ed etica sociale dell’Arcidiocesi, per un incontro a Palazzo Wasserman, in via Gemona a Udine (inizio alle 18.15) proprio per parlare di “Una generazione in difficoltà? Fragilità e disagio giovanile”. In un’ampia intervista pubblicata sulla Vita Cattolica dell’11 dicembre 2024 Fedeli il pedagogista ha offerto alcune anticipazioni. Qui un estratto.

Professore, perché la generazione giovanile è così in difficoltà oggi?
«I giovani vivono in un mondo che è diventato sempre più complesso, che ha molti più elementi di incertezza rispetto al passato. L’imprevedibilità del futuro è di per sé una fonte di disorientamento, di fragilità, con cui bisogna imparare a confrontarsi. Credo però che quella dei giovani sia anche una generazione che ha sviluppato delle risorse nuove. Senz’altro una particolare consapevolezza di determinate problematiche. Credo che ad esempio i giovani di oggi abbiano una grande sensibilità emotiva. E questo da un lato è un fattore positivo, dall’altro – è ovvio – aumenta anche la percezione di alcune fragilità che si possono vivere nel proprio percorso di crescita».

In che modo gli adulti possono essere d’aiuto ai giovani nella gestione delle emozioni?
«Innanzitutto ponendosi come modelli emotivamente regolati. E su questo purtroppo talvolta riscontriamo delle difficoltà. Aggiungerei una cosa: interroghiamoci su quali opportunità o quali occasioni hanno i giovani di oggi per acquisire ed esercitare le loro competenze emotive. Spesso noi guardiamo negativamente all’uso di dispositivi digitali e ai mondi virtuali, che sicuramente possono creare dei problemi, però talvolta rimangono gli unici luoghi di incontro per giovani che fuori da lì non hanno altre occasioni».

Molti luoghi di socializzazione comunitari, al di là della scuola e della famiglia, oggi sono spariti…
«Esatto, i ragazzi non hanno dei luoghi in cui poter esercitare le proprie emozioni e apprendere dei modi corretti per gestirle. I mondi virtuali vanno a riempire quel vuoto, talvolta anche sviluppando ulteriori problematiche emotive, naturalmente. Il tema è complesso. E i giovani hanno bisogno di luoghi in cui anche poter far sentire la propria voce ed essere protagonisti. Diversi studi evidenziano che nel momento in cui il giovane si sente protagonista di una vita “adulta” manifesta minori disagi».

Oggi però la vita “adulta” si raggiunge in età sempre più avanzata. Con quali effetti?
«Un ragazzo a 17, 18, 19 anni ha già maturato una piena maturità cognitiva, emotiva e sessuale, ma per avere possibilità di vivere da adulto spesso deve aspettare magari dopo i 30 anni… Quel tempo dilatato rischia di riempirsi di situazioni di difficoltà e disagio se non diamo ai giovani l’opportunità di manifestare le loro capacità, le loro competenze, le loro potenzialità. E ne hanno molte. Credo che le istituzioni debbano lavorare molto su questo aspetto».

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