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Bassa Friulana

Granchio blu nei mari del Fvg. Un commissario per arginare l’invasione

Aggressivo. Dannoso. Un alieno. Un mostro che divora e distrugge tutto ciò che incontra. Non stiamo parlando di Godzilla, ma del più banale granchio blu (Callinectes sapidus), sempre più presente nei nostri mari, dove danneggia l’habitat marino, ma condiziona anche le attività dei pescatori e la balneazione.

A inquadrare il fenomeno bastano pochi numeri: ad aprile del 2023 ne erano stati pescati 13 chili, mentre nello stesso mese di quest’anno i chilogrammi di crostaceo pescato erano oltre i 4 mila. Un dato impressionante che rende l’idea della vera e propria invasione che stanno subendo i nostri mari e che è destinata ad aumentare.

«Le vittime preferite di questo animale sono i molluschi, soprattutto vongole e cozze che alleviamo anche nelle nostre acque – spiega Achille Ghenda, presidente della Commissione pesca di Confcooperative Fvg, che, con i suoi 514 soci rappresenta quasi il 90% degli operatori del settore nella nostra regione –. Non solo: il granchio blu danneggia anche le reti dei pescatori e spesso pure gli strumenti di lavoro. I danni che crea alla pesca, quindi, sono molto gravi. Inoltre, lo scorso anno erano state più colpite le coste del Veneto e dell’Emilia Romagna, mentre quest’anno osserviamo che questo animale si sta espandendo veramente in maniera esponenziale anche qui in Friuli».

Proprio per affrontare la situazione da qualche settimana è stata istituita la figura del Commissario straordinario per la lotta al granchio blu, con il compito di promuovere e sostenere la ripresa delle attività economiche legate alla pesca e all’acquacoltura, nonché tutelare la biodiversità degli habitat colpiti dall’emergenza.

«Il Commissario straordinario – suggerisce Ghenda – dovrà anche individuare dei modi per sfruttare questa risorsa, soprattutto dal punto di vista alimentare».

I ristoratori della nostra zona non si sono ancora lanciati in questa proposta gastronomica, ma il gusto è buono e il prezzo abbordabile, perché si aggira intorno ai 4 euro al chilo, contro i 10-12 euro al chilo della più blasonata e nota granseola.

«Il settore della pesca si sta evolvendo – conclude Ghenda –. E a differenza dello scorso anno, l’inizio del 2024 lo vedo come un “bicchiere mezzo pieno”. Chiaramente, come tutte le attività del settore primario, il nostro è soggetto a tante variabili, ma intravedo dei segnali positivi. Un problema che rimane, invece, comune a tante categorie economiche, è quello della carenza di personale, soprattutto come rallentamento del ricambio generazionale. Una volta questo mestiere passava di padre in figlio. Oggi succede molto meno. Per questo bisogna impegnarsi a impostare progetti che rendano questa professione più attraente anche per i giovani. Un esempio può essere quello dei pescatori di Marano Lagunare che hanno aperto il loro mercato ittico ai privati: una volta terminata l’asta all’ingrosso, è possibile acquistare le cassette di pesce direttamente dagli operatori».

Valentina Viviani

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