Paralizzato, tra la vita e la morte, su un letto d’ospedale «ho compreso che davvero la gioia non dipende da come uno sta, non dipende dalla salute, ma dalla nostra capacità di accogliere il Signore». Don Gianni Castorani nel 2021 ha avuto un ictus con emorragia celebrale. Stando ai medici e alle risonanze il fatto stesso che sia ancora vivo è straordinario, ma che poi abbia ripreso completamente tutte le funzioni, compresa la parola che aveva perso del tutto, è qualcosa di inspiegabile.
Perché Dio, proprio a me?
Classe 1970, fiorentino, fondatore della scuola di evangelizzazione Sentinelle del mattino di Pasqua (anche in Friuli protagonista di alcune esperienze in spiaggia a Lignano Sabbiadoro), don Castorani offrirà la sua testimonianza a Udine mercoledì 29 gennaio al primo appuntamento del nuovo ciclo dei “Mercoledì dell’angelo”, nella parrocchia di San Paolino, in viale Trieste (ore 20). L’incontro – dal titolo “Perché Dio proprio a me?” – inaugura la 10ª edizione della fortunata esperienza di incontri per giovani su tematiche di fede promossa dal Vicariato Urbano di Udine e dalla Consulta di Pastorale giovanile. In un’intervista a cura di Valentina Zanella, pubblicata sulla Vita Cattolica del 22 gennaio 2025 il fondatore delle “Sentinelle” offre alcune anticipazioni sulla sua testimonianza.
La notte in cui tutto cambiò. «Pensai, “Signore, mi abbandono a te”»
Nella notte tra il 26 e il 27 aprile 2021 mi trovavo nella scuola di evangelizzazione – racconta –, ero andato a letto dopo la compieta tranquillamente, poi la mattina, verso le 5, sento un calore lungo il volto, un bruciore; mi alzo ma ricado subito, iniziano le convulsioni». E la paura. «Mi sono spaventato molto, poi a un certo punto ho fatto una preghiera – prosegue –: “Signore, mi abbandono a te, mi metto nelle tue mani”. In quel momento mi è scesa nel cuore una pace incredibile».
Don Castorani afferma che è stato il suo angelo custode ad aiutarlo. «Ha chiesto aiuto ad una ragazza, Lorena, qui alla scuola di evangelizzazione. L’ha svegliata, lei però si è impaurita, non capiva. È scesa giù a pregare come ogni mattina e mentre pregava ha visto un’immagine – che racconta anche nel libro che ho scritto con Gaia Corrao, “Una vita in più”(ed. Piemme) – : mi ha visto disteso a terra nella mia camera, nella quale però lei non era mai stata, non la conosceva. Quando sono venuti a cercarmi mi hanno effettivamente trovato a terra in quel modo. Hanno subito chiamato l’ambulanza, ma io ero rimasto paralizzato già per cinque ore prima di arrivare all’ospedale e solitamente per un ictus dopo quattro o cinque ore ormai non c’è più niente da fare».
Come hanno spiegato i medici la sua guarigione? «Non se la sanno spiegare. Sono rimasto in Pronto soccorso tre giorni tra la vita e la morte. Secondo loro sarei morto o, nella più ottimistica previsione, avrei potuto rimanere paralizzato e parlare poco. Io invece dopo due mesi ero guarito. Sono uscito dall’ospedale che stavo bene. Camminavo, parlavo. Il primo passo l’ho fatto il 13 maggio, giorno di Maria. La Madonna mi ha accompagnato».