Hanno imbiancato la facciata e gli interni, sistemato porte e pavimenti, pulito le aree verdi e potato alberi. hanno così contribuito, grazie alle pazienti lezioni di un artigiano edile della Cna di Udine, Luciano Martin, 65 anni, a sdebitarsi per l’accoglienza offerta dai friulani
Hanno imbiancato la facciata e gli interni, sistemato porte e pavimenti, pulito le aree verdi e potato alberi, prendendo in mano per la prima volta – quasi tutti – vernici, rulli, pennelli e decespugliatori. Circa una trentina di profughi accolti nella caserma Caverzerani hanno così contribuito, grazie alle pazienti lezioni di un artigiano edile della Cna (Confederazione nazionale artigianato) di Udine, Luciano Martin, 65 anni, a sdebitarsi per l’accoglienza offerta dai friulani, apprendendo allo stesso tempo un mestiere che potrebbe rivelarsi utile una volta tornati nei loro paesi.
“Baba, baba, quando ci porti il diploma? Grazie Italia” è il saluto-tormentone che i giovani stranieri (l’età va dai 20 ai 35, molti padri di famiglia) rivolgono ogni giorno, abbracciandolo, all’insegnante del Cef (scuola di formazione per l’edilizia). “Ho chiesto all’interprete cosa significasse baba – racconta Luciano –, pensavo mi prendessero in giro, invece significa papà, nonno, insomma un punto di riferimento di cui nutrono rispetto. Niente buonismi, però ammetto di aver incontrato anche dei ragazzi meravigliosi; chi mi mostrava i bambini lasciati a casa, chi la moglie e i figli uccisi. Degli afghani mi ha colpito quelle immagini del loro paese su fb, sangue dappertutto”.
Oltre 250 le ore di formazione che ha impegnato i profughi iscritti al corso per circa tre mesi, con uno stop per il Ramadan; assieme a Martin, pensionato con ventennale esperienza di insegnamento, anche suo fratello e un’altra coppia di artigiani. Nello Coppeto, presidente provinciale CNA di Udine, si è recato sul posto per constatare dal vivo “sia la validità del lavoro solidale svolto dai nostri bravi artigiani nella struttura di accoglienza, sia la buona volontà espressa dai profughi – racconta -. Certo, l’edilizia non è il loro lavoro, essendo quasi tutti provenienti da mondi agricoli, ma almeno fanno cose utili qui, imbiancando e tenendo in ordine l’edificio che li ospita, in attesa di conoscere la loro destinazione. Un grazie soprattutto alla Croce Rossa, che si è sobbarcata di un impegno enorme. La Cna continuerà anche in futuro a garantire, con la sua presenza, le varie iniziative similari promosse sul territorio”.
Qualcuno fa l’elettricista, altri l’imbianchino, quasi tutti sono contadini, eppure si sono dati da fare cimentandosi in lavori nuovi: l’entrata della caserma è stata del tutto rinfrescata, con piccoli lavori edili si è sistemato anche il refettorio. Dotati di attrezzatura infortunistica, dagli occhiali ai guanti, hanno operato in sicurezza. Il compito più gradito e proficuo è stato il giardinaggio: “è molto piaciuto, forse perché più attinente alle loro esperienza – racconta l’artigiano -. Volevano tutti provare il decespugliatore, che non conoscevano”. Ora otterranno dal Cef un attestato, “per loro vale molto, è un’opportunità che li avvicina a una occupazione”. “Hanno fatto un ottimo lavoro – commenta Fabio Di Lenardo, direttore della Cri – riuscendo a coinvolgere i ragazzi coi loro modi di fare e l’esperienza. Non vi sono state defezioni: dalla cura del verde alla tinteggiatura degli interni e degli esterni, il contribuito è davvero positivo”.
Cosa resterà all’artigiano della Cna di questa esperienza? “Il bello di aver trasferito un po’ del nostro mestiere – riferisce Luciano -; mio fratello ed io abbiamo avuto solo figlie, quindi non abbiamo potuto trasmettere la nostra esperienza in famiglia. Volentieri, allora, diamo una mano a chi ne ha bisogno. Torneremo”. Agli associati della Cna e a tutti gli artigiani che desiderano aggregarsi in questa iniziativa di solidarietà, Nello Coppeto invita a dare il proprio contributo segnalando disponibilità a:
Protagonista una trentina di profughi ospitati nella fatiscente ex struttura militare