Che il marchio di tutela Unesco “Patrimonio mondiale dell’umanità” sia un volano per lo sviluppo turistico del territorio che lo ottiene è un dato di fatto. La cosa è ben nota in Friuli-Venezia Giulia che di siti che si possono fregiare di tale marchio ne ha ben cinque: Aquileia, Cividale, le Dolomiti friulane, il sito palafitticolo di Palù di Livenza, la fortezza di Palmanova. Per dimostrarlo, i numeri più facili da citare sono proprio quelli di Palmanova, l’ultima delle cinque località friulane ad essere entrata – era il 9 luglio del 2017 – nel “club” dei luoghi “Patrimonio dell’umanità”. «Facendo il raffronto tra il 2019 e il 2022 – afferma Silvia Savi, assessore comunale alla Cultura – la nostra città ha fatto registrare +37% di turisti. Siamo passati dai 187 posti letto del 2016 ai 221 attuali e nel 2024 puntiamo ad arrivare a 250. E i ristoranti sono passati da 2 a 5».
Eppure il volano potrebbe funzionare ancora meglio. Sul settimanale La Vita Cattolica, in edicola questa settimana, l’assessore regionale alla Cultura, Mario Anzil e gli amministratori di Palmanova, Cividale e Aquileia spiegano come.
I siti Unesco del Friuli vogliono lavorare insieme
I cinque siti Unesco del Friuli-Venezia Giulia