Un disorientamento profondo assedia l’Europa, allungando ombre sul suo futuro. A minarne la stabilità non è solo l’ondata di nazionalismi che pare voler scalzare il sogno europeo, ma anche le prime mosse dell’amministrazione Trump: una spregiudicata politica dei dazi e – soprattutto – l’avvio di contatti diretti con la Russia per discutere di un piano per la pace in Ucraina. Escludendo però dalle trattative Kiev e l’alleato europeo. Un punto di non ritorno è sembrata la Conferenza sulla Sicurezza tenutasi a Monaco dal 14 al 16 febbraio, in cui il vicepresidente Usa, J.D. Vance, ha lanciato un duro attacco all’Europa. Ne abbiamo parlato con un diplomatico di lungo corso, Antonio Zanardi Landi, che alla Conferenza di Monaco era presente. Udinese, Zanardi Landi è stato consigliere diplomatico del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e poi del presidente Mattarella, nei primi mesi del suo mandato. Soprattutto, ha svolto il ruolo di ambasciatore in Russia, a Belgrado e presso la Santa Sede. Ha prestato servizio anche a Ottawa, Teheran e Londra.
Ambasciatore, alla Conferenza di Monaco lei c’era, che impressione ha avuto?
«L’attenzione era ovviamente concentrata sulle scelte di Trump, ma il tono del dibattito è salito, e di parecchio, a seguito del discorso del vicepresidente Vance».
Che però non ha parlato esplicitamente di Ucraina, ma di valori traditi.
«Esattamente. Ha spiegato che, a suo modo di vedere, il vero pericolo per l’Europa non viene dalla Russia o dalla Cina, ma dal suo interno, da una modifica quasi genetica dei principi alla base dell’Unione Europea che, afferma Vance, erano comuni a quelli degli Usa. È un’interpretazione molto discutibile su cui si può riflettere e controbattere. Ma la mia impressione è che, in qualche modo, Vance abbia portato in Europa quella divisione molto profonda ed aspra che abbiamo visto formarsi negli ultimi anni in America tra repubblicani e democratici. Il vicepresidente ha rivolto all’Europa le stesse accuse che negli Stati Uniti i Maga (Make America Great Again) rivolgono alle amministrazioni Biden e Obama: insufficiente impegno nel contrasto all’immigrazione clandestina, “wokismo” (movimento a favore della consapevolezza relativa alle disuguaglianze sociali come la discriminazione razziale, il sessismo, l’abilismo e la negazione dei diritti della comunità Lgbtq+, ndr), favore nei confronti dell’aborto e così via».
Vance ha anche definito come “antidemocratici” gli sforzi europei contro la disinformazione online e contro l’incitamento all’odio. Non solo. A una settimana dalle elezioni in Germania, hapure incontrato Alice Weidel, leader dell’Afd, il partito di ultradestra. Comportamenti abbastanza “irrituali”…
«Sì, quello di Vance è stato un sostegno molto netto all’AfD che segue quello di Elon Musk. Gli animi si sono scaldati, tanto che Pistorius, il ministro tedesco alla difesa, si è alzato in piedi e ha gridato che quelle di Vance erano affermazioni inaccettabili. Non avevo mai visto una cosa del genere in quasi 50 anni di lavoro in diplomazia».
La Conferenza è stata irrimediabilmente condizionata da questi accadimenti?
«Certamente, l’argomento si è insinuato in ogni dibattito, in ogni seminario, in ogni riunione plenaria. L’impressione è stata che Vance abbia voluto iniziare una guerra ideologica nei confronti dell’Europa. È emerso da qui un senso di profonda solitudine strategica dell’Ue».
L’intervista completa ad Antonio Zanardi Landi, a firma di Anna Piuzzi, è pubblicata sul settimanale La Vita Cattolica del 19 febbraio 2025.