Così l’Arcivescovo di Udine martedì 26 febbraio celebrando la Santa Messa di suffragio nel trigesimo della morte del commissario straordinario.
ll «buon samaritano del terremoto. E della ricostruzione». È l’immagine che l’arcivescovo mons. Andrea Bruno Mazzocato ha offerto di Giuseppe Zamberletti in occasione del trigesimo della morte celebrato stasera nel Duomo di Gemona, alla presenza delle massime autorità regionali e di tanti sindaci di ieri e di oggi. L’Arcivescovo ha ricordato quell’espressione di riconoscenza «il Friûl al ringrazie e nol dismentee», rivolta a tutti i «benefattori» delle terre terremotate. «Il primo, forse, di questi angeli del soccorso che la popolazione friulana ha più volte ringraziato e che non potrà dimenticare è l’on. Giuseppe Zamberletti», uno dei «più appassionati e intelligenti protagonisti» della Ricostruzione.
Quando il Commissario straordinario è arrivato sulle macerie, ha trovato una popolazione provata ma salda nella fede ricevuta dalla Chiesa Madre di Aquileia, ha ricordato l’Arcivescovo. «Questa fede è stata una delle grandi forze che ha permesso di ritrovare speranza e di risollevarsi». La stessa fede dell’uomo inviato dallo Stato.
Forse Zamberletti – ha sottolineato Mazzocato – non ha esibito in modo vistoso la propria fede come era nello stile dei politici cristiani di qualità, i quali coltivavano con una certa riservatezza la loro spiritualità e la loro partecipazione alla vita ecclesiale ma la vivevano nella loro azione politica e sociale. «Da tanti racconti sentiti, mi sono fatto, però, l’idea che nelle scelte e nei comportamenti del Commissario Zamberletti traspariva una coscienza che si era formata sulle pagine del Vangelo». E ancora: «Certamente era dotato di intelligenza anche geniale, di capacità organizzativa e di governo, di lucidità nelle scelte e di altre capacità umane. Ma nel suo modo di fare c’era un di più, un valore aggiunto che ha colpito molti di coloro che lo hanno frequentato in quei tempi difficili e hanno collaborato con lui». Insomma, ha rilevato l’Arcivescovo, «si avvertiva in lui non solo il funzionario, pur onesto e fedele, ma l’animo del buon samaritano che si chinava con compassione sull’uomo che giaceva vicino alle macerie della sua casa». Sì, proprio il buon samaritano. Infatti – ha ricordato ancora Mazzocato – non era solo il capace organizzatore ma colui che sapeva ascoltare anche la voce flebile dei più poveri, fossero persone singole o fossero piccole comunità che nei piani di ristrutturazione generale potevano trovarsi facilmente trascurate. «Grazie a questo ascolto dei più deboli egli ha saputo capire e difendere le caratteristiche della popolazione e del territorio friulano evitando stravolgimenti deleteri».
Foto di Marco Patat