Doveva essere un concerto per dire grazie a mons. Andrea Bruno Mazzocato alla conclusione del suo ministero episcopale nell’Arcidiocesi di Udine (2009-2024) e prima della sua partenza. Poi però, a causa di problemi di salute – ora per fortuna risolti – del direttore, Roberto Zarpellon, l’esecuzione del “Messiah” di Haendel, originariamente prevista per il 4 aprile, è stata rimandata più volte, fino a venire fissata per il prossimo sabato 14 settembre, dunque ad avvicendamento sulla Cattedra della Chiesa udinese già avvenuto. E così il concerto – in programma alle ore 20.30 nella Basilica delle Grazie e non più in Duomo, a causa della concomitanza con Friuli Doc – oltre che per dire un affettuoso grazie a mons. Mazzocato sarà anche l’occasione per un augurio di buon lavoro al nuovo arcivescovo, mons. Riccardo Lamba. «Ne sono contento perché mi pare un bel segno di continuità nel cammino della Diocesi», ci dice mons. Mazzocato che raggiungiamo al telefono mentre si trova nella sua nuova residenza di Montebelluna. Del resto i due presuli in questi mesi si sono sentiti spesso. «Posso dire – prosegue mons. Mazzocato – che il rapporto tra me e mons. Lamba, grazie anche alla sua attenzione e gentilezza, è particolarmente buono. È capitato che ci si sia incrociati e si abbia dialogato assieme su qualche aspetto della vita della Diocesi di cui lui ha ritenuto opportuno informarmi chiedendo anche qualche mia impressione». In questi mesi, per altro, mons. Mazzocato è ritornato più volte in Friuli, «per celebrare Cresime o per altre occasioni, sempre molto volentieri. A questa terra e a questa Chiesa sono legati molti ricordi che ho portato con me. Certo, ora sono anche impegnato a pensare alle prospettive e alle priorità della nuova vita che mi trovo a vivere, quella del Vescovo emerito».
Dunque, sabato 14 settembre, nella Basilica delle Grazie, mons. Mazzocato e mons. Lamba ascolteranno fianco a fianco le immortali note di Haendel eseguite dall’Orchestra Lorenzo da Ponte, dal Coro Venice Monteverdi Academy e dai cantanti solisti (il soprano Fabiana Visentin, il contralto Miriam Callegaro, il tenore Timòteo Bene Jùnior e il basso Abramo Rosalen). «Siamo felici – scrive nell’introduzione al programma di sala il Vicario generale, mons. Guido Genero, che ha organizzato l’appuntamento assieme al maestro Zarpellon – di poter offrire a mons. Andrea Bruno, a mons. Riccardo e a tutta la popolazione friulana questa manifestazione musicale di rilievo, a opera di complessi di Asolo che ricordano al nostro Pastore la sua terra di origine, nella quale ha fatto rientro per l’abitazione pur senza dimenticare la Diocesi nella quale ha prestato un apprezzato servizio. Le melodie del capolavoro haendeliano ricordino a tutti la figura centrale di Gesù Cristo, il Messia e il Salvatore dell’umanità, che costituisce la speranza e il futuro di ogni persona, pur nel volgere dei tempi e delle stagioni». «Il Messiah infatti – prosegue mons. Genero – è una grande catechesi biblica in musica per riaffermare la fede in maniera nobile e alta».
Trevigiano, il direttore Roberto Zarpellon è stato collaboratore di mons. Mazzocato nella commissione di musica sacra, quando questi era Arcivescovo di quella città. Diplomatosi al Conservatorio S. Cecilia di Roma nel 1985 e poi laureatosi all’Accademia di Vienna, nella capitale austriaca si è perfezionato in pianoforte, clavicembalo, direzione d’orchestra e direzione di coro. Dopo il debutto nel 1987 al Wiener Feswochen e nel 1988 al Mozarteum di Salisburgo ha tenuto concerti in tutta Europa. È lui il fondatore dell’Orchestra “Lorenzo Da Ponte” di Asolo – che utilizza strumenti originali d’epoca barocca e raggruppa musicisti dell’area mitteleuropea provenienti da alcune delle più qualificate orchestre – e del Venice Monteverdi Academy Choir, formazione di musicisti professionisti sorta in seno all’associazione omonima nel 2013, per creare un organismo vocale e strumentale in grado di affrontare l’interpretazione del repertorio monteverdiano e non solo.
Sarà quindi una bella occasione vedere questo complesso e i solisti eseguire il Messiah, oratorio in tre parti che Haendel compose nel 1741 all’età di 56 anni. La composizione è celebre per il monumentale “Alleluja”, brano corale orchestrale che conclude la seconda parte, ma è un capolavoro nel suo complesso, un’opera, ci aveva detto il maestro Roberto Zarpellon, «in cui confluiscono moltissimi elementi della scuola italiana», da Corelli a Palestrina, con arie che esprimono, sono sempre parole di Zarpellon, «una teatralità ed espressività toccanti e commoventi».
L’esecuzione su strumenti dell’epoca di Haendel consentirà di apprezzare pienamente la grandezza di quest’opera e la tensione espressiva che la caratterizza e che sfocia nel glorioso finale.
Stefano Damiani