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Politica

Il Tar, Tricesimo e Torviscosa possono scegliere la loro Uti

Si apre un’altra grande falla nella riforma Panontin- L’assessore si arrende, d’ora in poi solo unioni libere e volontarie

Il Tar (Tribunale amministrativo regionale) ha accolto la richiesta del Comune di Tricesimo di aderire all’Uti (Unione territoriale intercomunale) udinese e non a quella tarcentina e l’analoga richiesta del comune di Torviscosa che chiede di essere inserito nell’Uti del Cervignanese e non in quella del Latisanese. Per quanto riguarda Tricesimo, per il Tar “le esperienze collaborative del comune ricorrente con i comuni del Friuli centrale sono state sottovalutate dalla Regione, che pure le ha considerate equivalenti con quelle dell’unione del Torre, senza peraltro giustificare in modo congruo la propria scelta”. Per quanto riguarda Torviscosa, “le valutazioni espresse dalla giunta regionale risultano viziate per travisamento dei fatti e incompletezza dell’istruttoria” e “le delibere regionali risultano tutte viziate da istruttoria mancante e/o insufficiente, in particolare in relazione alla continuità territoriale, al limite demografico, alle omogeneità, complementarità e integrazione delle caratteristiche geografiche, demografiche, di mobilità, ambientali, economiche, sociali e culturali, tutte documentate e sperimentate” e “viziate da disparità di trattamento rispetto ad altre decisioni riguardanti altre zone del Friuli”. Secondo il capogruppo consiliare del Nuovo centro destra, Alessandro Colautti, secondo il quale “di fatto salta il piano di riordino territoriale fatto dalla Regione in modo dirigistico”. Per Colautti “il recinto delle Uti disegnato dalla Regione, nei fatti, cambia, con Udine che acquisisce Tricesimo e Tarcento che perdendo il Comune è un’area depotenziata, una sorta di Uti bonsai. Questa decisione, oltre a evidenziare un vulnus di fondo della legge regionale 26 che impone recinti dirigistici ‘dall’alto verso il basso’, fissa quali principi cardine la volontarietà e la flessibilità alla base delle scelte. Forse è bene che la presidente Serracchiani resetti il tutto e accolga la nostra proposta di far slittare la riforma a inizio 2017, tolga le penalità economiche ai Comuni dissenzienti, e continui il lavoro sul tavolo politico costituito con l’ordine del giorno di Ncd, che è l’unica sede appropriata per un percorso ‘dal basso verso l’alto’, partecipato, condiviso e caratterizzato dalla flessibilità e volontarietà. La sentenza del Tar – conclude – dimostra che la nostra posizione non è faziosa ma corretta sia sul piano giuridico che politico”.

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