Abbonati subito per rimanere sempre aggiornato sulle ultime notizie
GiovaniScuola

Imparare a dibattere: studenti del Marinelli impegnati in una sfida a colpi di retorica

C’è un libretto di agile lettura, redatto dal filosofo Bruno Mastroianni, che è un “must” della dialettica sui social media. Si intitola “La disputa felice”. Spegnendo i dispositivi, tuttavia, nell’agitazione delle più vivaci discussioni faccia a faccia non sempre quei principi di buona condotta – diciamo così – trovano applicazione. Non è facile argomentare, ascoltare le tesi della controparte, ribattere. Serve un allenamento.

Un germoglio arriva dall’iniziativa chiamata Torneo della disputa, promossa dal Consiglio Nazionale Forense (CNF) nel contesto dei percorsi sulla legalità destinati ad adolescenti delle scuole superiori, attività (con relativo Torneo) che a Udine è stata realizzata assieme a studenti e studentesse dell’istituto Marinelli. Si sceglie un argomento, anche una semplice dichiarazione di un personaggio pubblico, e ci si divide in due squadre: mentre una deve impegnarsi a sostenere la tesi della dichiarazione, l’altra deve confutarla. Con la lealtà di un sano dibattito. Lo scorso 18 marzo la compagine udinese (una decina di ragazzi e ragazze) ha “sfidato” a colpi di retorica i pari-età di tre istituti goriziani. Per la cronaca, il pacifico scontro si è risolto sul filo di lana a favore degli isontini. Ma questo non toglie né la valenza dell’iniziativa, né l’entusiasmo degli adolescenti. «Lo scopo del dibattito è il dibattito stesso – affermano gli insegnanti del Marinelli –, non la vittoria nel Torneo. I ragazzi lo sanno». E lo confermano le loro parole.

Alla scuola di Aristotele e Cicerone

Giorgia Amodio

Per assaporare gli ingredienti di questa tecnica di disputa felice è necessario riavvolgere il nastro. «Il Torneo della disputa è un progetto pensato per fornire ai giovanissimi degli strumenti affinché possano imparare a dibattere in modo corretto, efficace ed efficiente, sostenendo o contraddicendo una tesi in modo persuasivo, nel rispetto più assoluto della controparte» spiega l’avvocata Giorgia Amodio, consigliera dell’Ordine degli Avvocati di Udine e una delle anime del progetto, che assieme al collega Flavio Mattiuzzo ha preparato i ragazzi al Torneo. Come ha spiegato ai microfoni di Radio Spazio, l’assunto di partenza è la constatazione che «Le nuove generazioni hanno facilmente accesso a svariati talk show e dibattiti politici svolti con stile aggressivo e “urlato”». Ecco, quindi, nascere un’iniziativa che, con il pepe della competizione tra istituti diversi, introduce alle regole di una buona diatriba. E lo fa grazie a un percorso formativo che tocca – tra le altre – la logica aristotelica (con le sue confutazioni) e la retorica di Cicerone. L’obiettivo non è introdurre i più giovani alla professione forense, ma «Sviluppare una maggiore consapevolezza sull’importanza di un utilizzo consapevole del linguaggio e degli effetti che si possono sperimentare nel confronto dialettico quotidiano con i genitori, con gli insegnanti, con gli amici e in qualsiasi altro tipo di situazione», spiega ancora Amodio. Un lavoro non semplice, con i ragazzi, che nei dibattiti sono abituati a tutto un altro clima. «All’inizio sembravano disorientati – ha ammesso Amodio –, perché ascoltavano molto, ma facevano fatica a interagire. Poi, nel tempo, abbiamo notato che hanno preso dimestichezza con ciò che stavano sperimentando».

Uno degli studenti impegnati nella gara di dibattito

La scuola: «Competenze di cittadinanza»

«Sicuramente accogliere la proposta di collaborazione con gli avvocati è stata una bella sfida. Ma le sfide ci piacciono!» ammette la dirigente scolastica del “Marinelli”, Elisabetta Falasca. Una sfida – per usare le parole della preside – non nuova nel liceo udinese: «Da tempo proponiamo l’attività del debate (dibattito, ndr) e del public speaking (parlare in pubblico), grazie all’impegno di docenti referenti ed esperti, in aggiunta alla progettualità sulla legalità. Siamo convinti – ha proseguito Falasca – che attraverso uno scambio corretto e rispettoso delle proprie idee gli studenti possano padroneggiare il linguaggio, sia quello formale che quello specifico o tecnico. È così che acquisiscono la competenza di esprimere in modo efficace  il loro sapere e il loro pensiero. Questo vale nel quotidiano come a scuola, in famiglia, nei contesti formali e non formali e anche durante il percorso scolastico: nell’esame di Stato – ricorda infine la preside – il colloquio ha la sua rilevanza. È dunque una competenza sociale e civica in materia di cittadinanza».

Ma cosa imparano concretamente gli studenti dalle tecniche dell’arte oratoria? È la professoressa Ilaria Zorino, avvocata e docente tutor, a spiegare nello specifico quali competenze maturano nei giovani. «Il primo insegnamento è che gli studenti conoscano se stessi, utilizzino le proprie risorse comunicative, implementino le loro abilità e capacità di esprimere la propria opinione in un contesto regolamentato che dia spazio anche all’altro» afferma la tutor. Ma non c’è solo un lavoro personale. «Si impara anche a stare in squadra, a fare “team building”, una competenza fondamentale per i ragazzi che si troveranno molto presto ad affrontare contesti lavorativi o universitari in cui il gioco di squadra è vincente. Sul piano relazionale ed emotivo si acquisiscono prospettive differenti, sperimentando attitudini e abilità diverse».

Dalla democrazia ai rapporti familiari. La voce degli studenti

Scendiamo nell’arena e ascoltiamo le voci dei contendenti. A prendere la parola è Martina Medeot, studentessa di quinta. «Al Torneo abbiamo dibattuto riguardo una frase di Piero Calamandrei e la nostra squadra si è posta a favore dell’idea espressa nella frase, mentre la squadra avversaria doveva confutarla. Era una dichiarazione che riguardava l’importanza della formazione scolastica rispetto alle istituzioni, come per esempio il Parlamento, la Magistratura, la Corte Costituzionale». Prima della gara, tuttavia, c’è la fase di allenamento: «Ci siamo organizzati durante le lezioni per studiare il meglio possibile questa frase e dividerci i compiti». E poi la garbata tenzone con gli amici/avversari goriziani. «Il giorno della disputa ero molto contenta ed emozionata. Più che altro è stata un’esperienza formativa, sono grata di aver partecipato a questo corso. Bisognerebbe imparare a dibattere in un modo più pulito senza lasciarsi travolgere dalle emozioni e lasciando che al centro ci sia l’argomento, la parte principale del discorso».

«Ho imparato tantissimi elementi di storia e filosofia che mi hanno arricchito culturalmente, ma allo stesso tempo abbiamo anche trovato tempo e spazio per dibattere anche di questioni di attualità». Molto concrete le parole di un altro dibattente, Gherardo Colautto, udinese, studente di quarta che peraltro è rappresentante d’Istituto. «È stato importante aiutarci a vicenda per riuscire a raggiungere il componimento di un discorso perfetto», aggiunge. Quello di Calamandrei non è stato l’unico banco di prova per il team del Marinelli. «Abbiamo parlato anche di strumentalizzazione dei programmi scolastici, compresa l’omissione di alcune informazioni dai programmi. Qui infatti la mozione di cui dovevamo parlare spiegava come la scuola deve favorire che la democrazia “si faccia”, si mantenga e si perfezioni». Frequenta il quarto anno anche Pietro Breda di Savorgnano del Torre. Il suo è uno sguardo che spazia al di là dell’esperienza in sé: «È stato bello anche vedere anche i tribunali e le persone che vi lavorano, conoscere come è strutturato questo mondo», afferma. E poi, altro elemento tutt’altro che banale, una ricaduta nel quotidiano. «Mi ha arricchito anche nel dialogo con i miei genitori. Questo percorso – conclude – insegna una cosa che secondo me dovrebbe essere fondamentale nella scuola: saper parlare, saper dire le proprie opinioni. Bisogna essere sempre pronti a cambiare idea, è essenziale saper mettere in discussione le proprie opinioni».

Giovanni Lesa e Valentina Pagani

Articoli correlati