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Ambiente

In Friuli qualità dell’aria buona

In Friuli respiriamo una buona aria. Non ottima (certo, in alta montagna e talvolta pure al mare sì). Ma nel complesso sostanzialmente rispettosa dei limiti di legge. Lo certifica l’Arpa, l’Agenzia per l’ambiente, nel rapporto annuale.
«Le uniche criticità riguardano l’ozono nelle aree di costa e di pianura limitatamente alla stagione estiva – viene precisato –. Il PM10 nell’area occidentale del territorio regionale risente di una maggiore stagnazione delle masse d’aria in prossimità della pianura Padana, e il benzo(a)pirene correlato all’uso di biomassa legnosa per il riscaldamento, sempre nell’area occidentale e, in misura minore, in Carnia».

Il monitoraggio

Il monitoraggio della qualità dell’aria viene effettuato tramite una rete di stazioni di misura, veri e propri laboratori dislocati sul territorio regionale, che monitorano ciascun inquinante secondo specifici metodi di riferimento e che vengono gestite secondo determinate modalità che comprendono la raccolta, il trattamento, la validazione e la pubblicazione dei dati. Attualmente la rete attiva sul territorio del Friuli-Venezia Giulia è composta da 19 stazioni di proprietà di Arpa Fvg (tra rete minima e rete di supporto) e da 16 stazioni fisse nella rete aggiuntiva.

L’effetto del traffico

Nel quinquennio 2019-2023 le concentrazioni medie annue di biossido d’azoto mostrano un trend di sostanziale stabilità sul territorio regionale, a conferma di un andamento pluriennale oramai consolidato. Queste concentrazioni sono minime nella zona montana di Ugovizza, mentre in pianura e sulla costa risultano molto variabili, ma – assicura l’Arpa – «mai preoccupanti». Tutte le aree particolarmente urbanizzate e interessate da importanti flussi di traffico mostrano tenori più elevati. In particolare a Udine, si constata una riduzione dei livelli di Biossido di azoto durante il weekend dovuta appunto alla diminuzione del traffico.

Polveri sottili

Per quanto riguarda le polveri sottili, quindi il Pm10, l’anno scorso in Fvg la sola stazione in cui non è stato rispettato il limite di legge giornaliero è risultata quella di Brugnera che ha registrato 46 giorni di sforamento a fronte dei 35 ammessi dalla normativa vigente. Va comunque rilevato che a livello regionale il 2023 ha visto in generale un maggior numero di superamenti dei limiti di legge delle concentrazioni medie giornaliere rispetto all’anno precedente. Il problema interessa maggiormente il pordenonese, mentre nella zona montana e in quella costiera la situazione è migliore grazie alla maggiore ventilazione.

Ozono

Altro problema è quello dell’Ozono. L’anno scorso su tutta la regione si è registrata una riduzione dei superamenti del valore obiettivo per la protezione della salute umana rispetto al 2022, anno in cui le condizioni meteo (alte temperature e siccità) ed alcuni eventi locali, quali gli incendi verificatisi nel mese di luglio sul Carso, avevano determinato elevate concentrazioni di Ozono. L’andamento di questo inquinante secondario è fortemente influenzato dalle condizioni meteoclimatiche e pertanto non si è osservato un trend ben definito sul lungo periodo.

Benzene

Quanto al Benzene, le concentrazioni sono diminuite in modo significativo già dalla seconda metà degli anni 2000 e hanno raggiunto livelli minimi ampiamente al di sotto delle soglie previste per la protezione della salute umana. L’anno scorso su una buona parte del Friuli-V.G. si sono registrate medie annue di benzo[a]pirene al di sotto del limite ammesso (1 ng/m3 come media annuale) anche se sussistono problematicità a Brugnera e in Carnia. L’Arpa certifica che il 2023 si è confermato un anno in cui i valori di concentrazione dei metalli e semimetalli sono stati abbondantemente al di sotto dei limiti di legge su tutto il territorio regionale. «Tutte le valutazioni condotte in questi anni confermano che questi inquinanti sono al di sotto della più cautelativa soglia di valutazione».

Monossido di carbonio

Anche le concentrazioni di Monossido di carbonio sono sempre state abbondantemente inferiori alle soglie previste e non si sono registrati superamenti. Relativamente ai microinquinanti nelle polveri totali sospese in aria si sono evidenziate maggiori concentrazioni di diossine e furani nel periodo freddo,verosimilmente legate all’utilizzo del riscaldamento domestico, e maggiori concentrazioni di PCB (policlorobifenili) nel periodo caldo, durante il quale, probabilmente, le alte temperature inducono una maggiore volatilizzazione di tali sostanze dal suolo e dai materiali. «Ulteriore fonte di diossine e PCB risultano essere anche le emissioni degli automezzi, stanti le maggiori concentrazioni di queste sostanze in aree maggiormente trafficate», puntualizza l’Arpa.
F.D.M.

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