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Commento al Vangelo

Insegnava loro come uno che ha autorità

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 1, 21-28)

In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafàrnao,] insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.

Parola del Signore.

 

Commento al Vangelo del 28 gennaio, IV Domenica del Tempo ordinario (Anno B)

A cura di don Pietro Giassi

Don Pietro Giassi

“Io vorrei che foste senza preoccupazioni”. Così san Paolo nello stralcio di lettera ai Corinzi che ci offre questa domenica la liturgia. Sicché l’invito per ciascuno di noi è quello di fermarsi e con sincerità fare un serio esame di coscienza: quali preoccupazioni percorrono la mia mente? Quali tensioni impediscono al mio cuore di riposare sereno? Dopo averle individuate inizia quella dura lotta contro il maligno che solamente vuole la nostra rovina e sfrutta le circostanze della nostra vita quali appunto le preoccupazioni umane, come la salute, il denaro, le tensioni familiari… per insinuare che del Signore possiamo fidarci fino ad un certo punto. Le tentazioni che il Signore ha subito nel deserto dopo il suo battesimo sono paradigmatiche di tutte le tentazioni che subiamo tutti noi. L’incoraggiamento a fidarci oggi ci arriva anche dal salmo responsoriale, dove assieme al salmista riconosciamo che “è Lui il nostro Dio e noi siamo il popolo del suo pascolo, il gregge che egli conduce”.

Fortifichiamoci nella fede e preghiamo per resistere a quella paura che il Signore possa in qualche maniera rovinare i nostri piani. Perché lo farà! Sì, il Signore rovina i nostri piani e progetti umani, non per dispetto ma per amore: affinché non ci perdiamo “il Signore annulla i disegni delle nazioni” perché noi possiamo imparare a fidarci solo di Lui. Il grande peccato della superbia, che a volte solamente si insinua nei nostri pensieri, ci convince di essere molto bravi, buoni e intelligenti tant’è che con difficoltà riusciamo ad accogliere le altre persone ed aprirci ad un dialogo che non sia un nostro monologo. Quel grande, infingardo e subdolo peccato della superbia ci convince anche che, se Dio non provvederà, allora dovremo essere noi a dirigere la nostra vita valutando cosa sia bene o male (cf. Gen 3,5) e portandoci poi a fare lo stesso anche sulla vita degli altri.

Ora, noi abbiamo davanti questa forte esternazione di quest’uomo nella sinagoga: “Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio”. Ebbene sì, gli spiriti impuri conoscono il Signore e pur di rimanere dentro le persone permettono che queste vadano anche in sinagoga a pregare: non pensiamo di essere esenti da questo tipo di spiriti impuri! Nessuno di noi si consideri confermato in grazia per il solo fatto di partecipare con assiduità alla celebrazione domenicale: quello che ci permetterà di vincere le seduzioni del mondo è l’umiltà di Cristo che insegna con autorità una dottrina alla quale lui stesso si è assoggettato. I farisei erano di quelli che insegnavano senza praticare, mentre il Signore aveva un’autorità che gli arrivava dal fatto che era lui il primo ad obbedire alla voce e alla volontà del Padre. Infatti tutta l’opera terrena di Gesù serviva a convincerci che obbedire alla volontà di Dio porta alla salvezza.

Non confidiamo nella ricchezza o nella salute, ma impariamo ad obbedire, impariamo a servire, impariamo a fidarci del Signore; e quando crolleranno i nostri piani umani chiediamo la grazia di poter ancora una volta “ascoltare oggi la sua voce”.
don Pietro Giassi

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