Per garantire ad una persona un invecchiamento in salute è necessario partire da molto lontano, addirittura dall’alimentazione della mamma in gravidanza, continuando con uno stile di vita adeguato durante tutta l’esistenza. Nella consapevolezza che se la genetica influisce per il 20%, a fare il resto sono i comportamenti, l’ambiente sociale in cui si vive e perfino il carattere della persona, ovvero il suo modo di reagire a ciò che le capita.
È quanto hanno affermato le docenti del Dipartimento di Medicina dell’Università di Udine, Daniela Cesselli e Gabriella Marcon, in occasione della consegna del Premio di laurea “La terza età: tra bisogni di nuove cure e di strategie per l’invecchiamento attivo” promosso dalla Fondazione Morpurgo-Hofmann e tenutasi sabato 8 giugno a palazzo Toppo Wassermann a Udine.
«La condizione dell’anziano è il frutto di ciò che egli è stato lungo tutta la sua vita», ha affermato Daniela Cesselli, e ha precisato: «Gli studi sugli ultra centenari ci dicono che la genetica pesa per il 20-25% sulla possibilità di arrivare a questa età. Il resto dipende dall’epigenetica, ovvero: quello che facciamo, mangiamo, l’ambiente a cui siamo esposti, durante tutta l’esistenza».
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